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Residenza 9 - Martina Badiluzzi

DIALOGHI / RESIDENZE DELLE ARTI PERFORMATIVE A VILLA MANIN

Residenza 9
Villa Manin, Spazio Residenze
MARTINA BADILUZZI (IT)
8 - 22 dicembre 2018
My being sporty is a tragedy - Stretching Elfride Jelinek

Residenza aperta al pubblico
lunedì 17 dicembre 2018, ore 20
Villa Manin di Passariano, Spazio Residenze 
ingresso libero, prenotazione consigliata: t.+39 0432 504765, residenzevillamanin@cssudine.it 

Equipe in Residenza
Martina Badiluzzi, Andrea Pizzalis, Francesco Villano, Gioia Salvatori
, performer; Giorgia Buttarazzi, drammaturgia; Ambra Onofri, art direction; Samuele Cestola, musica; Annamaria La Mastra, foto/visual

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Martina Badiluzzi è una giovane artista friulana che vive e lavora a Roma. Negli ultimi anni si è dedicata allo studio dei linguaggi performativi, alla ricerca di un dialogo possibile tra la scrittura, il suo interprete e la scena; e tra queste e il suo pubblico.
Nel 2018 ha intrapreso un nuovo progetto di ricerca artistica e di creazione scenica attorno all’opera dell’autrice austriaca Premio Nobel per la Letteratura Elfriede Jelinek intitolato My being Sporty is a Tragedy. Questa ricerca sarà anche al centro della sua Residenza a Villa Manin, preceduta da un breve workshop aperto a giovani artisti del territorio.

“Una scrittrice che trasgredisce le convenzioni della scrittura a cui siamo abituati si confronta con lo sport, scrive del gioco che si è fatto agonismo, del gioco che vuole un vincitore e che per averlo ha bisogno di un arbitro, di una legge e di un pubblico; quello sguardo che ne permette l’esistenza, in questo, lo sport e il teatro trovano un punto di contatto. Ci sono gli eroi sportivi dai denti sbiancati e tatuaggi, volti da prima copertina di qualche giornaletto alla moda, così come gli attori e un coro, una voce unica che incita al benessere e al tapis roulant, ai glutei e agli addominali, allo jogging, una propaganda fascista al corpo sano, che ha spostato il concetto di salute sul concetto di allenamento. Achille e Ettore trovano nuovi argomenti di sfida calpestando l’erba sintetica di un campo sportivo e lontano dal terreno di gioco, al di là del perimetro entro cui gli uomini lottano, discuto e decidono, vaga Elettra, donna esclusa da palazzo, dai giochi, dal potere e poi ancora La madre, figure mitiche che portano in seno i drammi di qualche caso di cronaca contemporanea, probabilmente nera”.
Martina Badiluzzi
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OPEN CALL PER ATTORI, AUTORI, PERFORMER E VISUAL ARTIST
per partecipare a 3 giorni di laboratorio diretto da Martina Badiluzzi, per una nuova tappa  della sua ricerca artistica attorno all'opera dell’autrice austriaca Premio Nobel per la letteratura Elfriede Jelinek.
 
10 – 11 – 12 dicembre 2018
Udine, Teatro San Giorgio, Sala Cechov - dalle 11 alle 18
MY BEING SPORTY IS A TRAGEDY – STRETCHING ELFRIEDE JELINEK
Laboratorio per attori, autori, performer e visual artist
Condotto da Martina Badiluzzi
 
Martina Badiluzzi cerca attori, autori, performer e visual artist da coinvolgere in una delle tappe di ricerca artistica di un suo progetto attorno all’opera di  Elfriede Jelinek, l’autrice austriaca Premio Nobel per la Letteratura.
Si intitola MY BEING SPORTY IS A TRAGEDY – STRETCHING ELFRIEDE JELINEK e si svilupperà in 3 giorni di laboratorio in programma al Teatro S. Giorgio di Udine il 10,11,12 dicembre (ore 11.00  -  18.00).
Saranno selezionati a partecipare al laboratorio fino a un massimo di 8 artisti, scelti sulla base dei curricula ricevuti.
Gli artisti selezionati parteciperanno al laboratorio a titolo volontario
.
 
Durante i tre giorni di workshop Martina Badiluzzi e gli artisti selezionati lavoreranno assieme per ideare un vocabolario scenico e performativo che ci avvicini al complesso linguaggio dell’autrice austriaca rimasta praticamente sconosciuta al pubblico italiano.
Ai selezionati verrà invitato il materiale di lavoro in formato digitale, Sport. Una pièce. e Piccola trilogia della morte.
 
Per rispondere alla open call, i candidati dovranno inviare a residenzevillamanin@cssudine.it entro e non oltre il 3 dicembre 2018:
- Tre righe di presentazione + indicazione degli sport praticati
- Curriculum vitae
- Un’immagine o foto che li rappresenti
 
Per saperne di più sul progetto MY BEING SPORTY IS A TRAGEDY – STRETCHING ELFRIEDE JELINEK:
 
“ Elfriede Jelinek è un’autrice scomoda e ingombrante; volevo trovare un esordio comune alla media degli interventi dei critici e addetti ai lavori. Elfriede Jelinek è prolissa, i suoi testi sono incomprensibili, fa politica, troppi monologhi, l’azione teatrale è inesistente. Tutto vero finché non si rimette in discussione la funzione della scrittura per il teatro, cosa che per altro, Jelinek suggerisce ad ogni parola, per non dire intima.
Una scrittrice che trasgredisce le convenzioni della scrittura a cui siamo abituati, si confronta con lo sport, scrive del gioco che si è fatto agonismo, del gioco che vuole un vincitore e che per averlo ha bisogno di un arbitro, di una legge e di un pubblico; quello sguardo che ne permette l’esistenza, in questo, lo sport e il teatro trovano un punto di contatto.
Ci sono gli eroi sportivi dai denti sbiancati e tatuaggi, volti da prima copertina di qualche giornaletto alla moda, così come gli attori e un coro, una voce unica che incita al benessere e al tapis roulant, ai glutei e agli addominali, allo jogging, una propaganda fascista al corpo sano, che ha spostato il concetto di salute sul concetto di allenamento. Achille e Ettore trovano nuovi argomenti di sfida calpestando l’erba sintetica di un campo sportivo e lontano dal terreno di gioco, al di là del perimetro entro cui gli uomini lottano, discuto e decidono, vaga Elettra, donna esclusa da palazzo, dai giochi, dal potere e poi ancora La madre, figure mitiche che portano in seno i drammi di qualche caso di cronaca contemporanea, probabilmente nera.
 
<<Fate quello che volete. L’unica cosa che ci deve assolutamente essere: cori greci, singoli, masse, chiunque entri in scena, a parte nei pochi punti in cui è indicato diversamente, deve indossare un abbigliamento sportivo: il che lascia ampio spazio a sponsorizzazioni, no?>>
Ein Sportstück — Elfriede Jelinek
 
Torniamo alla forma.
Jelinek scrive per il teatro, i suoi testi sono nati per le scene, ma nella consapevolezza che il teatro oggi, è soprattutto performance e non letteratura drammatica, che il teatro è qualcosa che sta al di là del testo e richiede la compartecipazione dei mestieri che permetteranno all’opera di completarsi prendendo corpo. In definitiva quella “vita” che Jelinek ha sempre dichiarato di voler strappare al teatro, ha il peso di soli ventuno grammi, è quello il solo pertugio da cui si può entrare, il resto è scritto e la già citata verbosità del testi, vibrando nei corpi e sulle labbra degli attori, ritrova il suo luogo naturale.
"Elfriede Jelinek è stata più volte definita un’autrice irrappresentabile, eppure ha dedicato moltissime pagine al teatro, il motivo di tale “critica” trova risposta nella figura pubblica e privata della scrittrice. Jelinek è una donna e scrive in un linguaggio lontano dalle convenzioni, ci regala pagine di poesia senza dictat, le didascalie delle sue opere teatrali, dettagliate al limite della maniacalità, si chiudono sempre con una contraddizione che si esprime in una congiunzione disgiuntiva. Jelinek si riferisce ai suoi interpreti costruendo un dialogo orizzontale, condizione che ritengo indispensabile affinché si riveli il lavoro artistico. Un’autrice che ha scritto e lottato per le minoranze, costruendo la sua storia sull’opposizione non poteva adeguarsi al modello patriarcale e di maggioranza che anche il teatro strutturalmente contiene e manifesta, su tutte, nella figura del regista. La voce del testo si rivolge all’altro, lo apostrofa dandogli la possibilità di una risposta, un intervento o in ogni caso lo invita leggere e interpretare i paradossi della drammaturgia, del linguaggio che si fa corpo in una scrittura contro il teatro che auspica un nuovo teatro. Ancora una volta, gli scritti di Elfriede Jelinek si fondano sul dialogo, sulla presenza dell’altro, questo è ciò che rende teatrale la sua opera."
Martina Badiluzzi
 
MARTINA BADILUZZI, è un’artista friulana nata nel 1988, vive e lavora a Roma. Negli ultimi anni si è dedicata allo studio dei linguaggi performativi, alla ricerca di un dialogo possibile tra la scrittura, il suo interprete e la scena; e tra queste e il suo pubblico, quel quarto incomodo tragicamente destinato alla morte. Nel 2015 è interprete e co-autrice di Fäk Fek Fik - le tre giovani Werner Schwab, spettacolo pluripremiato, presentato al Roma Europa Festival di Roma 2017 con la guida di Dante Antonelli e Collettivo Schlab. Continua i suoi studi incontrando Lucia Calamaro, il duo artistico Deflorian/Tagliarini, Joris Lacoste e Jeanne Revel e la regista brasiliana Christiane Jatahy alla Biennale di Venezia. Nel 2017 fonda con Giorgia Buttarazzi, Rosvita Pauper, progetto artistico il cui nome è ironicamente ispirato a Roswitha di Gandersheim monaca tedesca, poetessa e prima drammaturga di cui ci siano stati tramandati i testi. Nello stesso anno debutta, con il sostegno di Carrozzerie N.O.T. / RM e grazie alla residenza artistica Through Landscape con il patrocinio della regione FVG, IL VIVAIO - e se ci amassimo quanto ci odiamo lo sai che bello, drammaturgia originale che consolida la collaborazione di Badiluzzi con Samuele Cestola, performer e musicista poli-strumentista autore live del progetto sonoro per lo spettacolo e con Ambra Onofri curatrice dei costumi e dell’ambiente scenico. Il 2018 si apre con MY BEING SPORTY IS A TRAGEDY, workshop attorno agli scritti di Elfriede Jelinek, inaugurando un laboratorio di ricerca artistica e creazione scenica attorno all'opera dell’autrice austriaca Premio Nobel per la letteratura.
 
https://martinabadiluzzi.wordpress.com
https://www.facebook.com/badiluzzi.martina
 
ELFRIEDE JELINEK
https://it.wikipedia.org/wiki/Elfriede_Jelinek
 
ELFRIEDE JELINEK - DISCORSO CONSEGNA NOBEL 2004
http://www.dicoseunpo.it/Nobel_della_Lettartura_files/Jelinek.pdf
 
UNA PROSA ALTRA, UN ALTRO TEATRO - RITA SVANDRILIK
http://www.fupress.com/archivio/pdf/2740.pdf

CSS Teatro stabile di innovazione del FVG
T. +39 0432 504765 info@cssudine.it

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