Udine | Teatro Zanon
9 febbraio 1989
11 febbraio 1989

CONTATTO SHAKESPEARE<br>Macbeth

CONTATTO SHAKESPEARE
Macbeth

Footsbarn Travelling Theatre ha iniziato il suo giro del mondo nel marzo del 1981; ha deciso quindi di portare un teatro che tende alle forme più svariate me sempre con un altissimo livello di comunicatività nei luoghi più lontani e diversi.

locandina
anno
1988
testo
William Shakespeare
interpreti
Margaret Biereye, Joe Cunningham, Rod Goodall, Paddy Hayter, Dave Johnston, Steve Johnston, Pureza Pinto-Leite, Alan 'Gunga' Purves, Maggie Watkiss
scene/luci
scenografie Dave Hayter, Spencer Mead, Bruno Hocquard
luci Dave Hayter
e...
costumi Charmian Goodall, maschere Fredericka Lascelles
produzione
Footsbarn Travelling Theatre

Footsbarn Travelling Theatre ha iniziato il suo giro del mondo nel marzo del 1981; ha deciso quindi di portare un teatro che tende alle forme più svariate ma sempre con un altissimo livello di comunicatività nei luoghi più lontani e diversi, sviluppando contemporaneamente le proprie esperienze con il confronto con le culture di questi Paesi.
Macbeth è stato allestito in Australia meridionale, coprodotto dal Festival di Perth e dal Festival di Adelaide, dopo un anno di tournèe in tutte le maggiori città.
Prima del Macbeth, quattro sono stati gli allestimenti shakespeariani dei Footsbarn, sempre ideati e diretti dai membri della Compagnia stessa: Sogno di una notte di mezza estate, La tempesta, Amleto e Re Lear. La prima rappresentazione del Macbeth venne realizzata dalla Compagnia di Shakespeare alla corte di re Giacomo all’inizio del XVII secolo.
Shakespeare aveva ambientato la vicenda in Scozia, probabilmente per ragioni politiche (e questo testo è conosciuto come la pièce scozzese»): bisogna infatti notare che re Giacomo fu il primo scozzese ad essere incoronato re d’Inghilterra.
Per quel che riguarda questo allestimento, la Compagnia Footsbarn ha preferito evitare tutti i riferimenti alla Scozia, lasciando la contestualizzazione della storia alla immaginazione del pubblico.
Attraverso gli anni i Footsbarn hanno creato un proprio particolare stile di fare teatro, dove i riferimenti culturali sono tanto numerosi quanto diversi. In generale si può dire che ciascuna delle produzioni è stata influenzata dallo sviluppo di idee e dagli influssi culturali che hanno segnato gli anni precedenti. Allo stesso modo quindi la messa in scena dell’Amleto, elaborata in Australia, è impregnata della cultura degli Australiani, sia bianchi che neri. È d’altra parte evidente che la vicenda di Macbeth non ha nessun riferimento e relazione con la cultura aborigena, ma, per arricchire il gioco teatrale, i Footsbarn hanno raccolto idee dall’arte popolare delle genti della Nuova Guinea, degli Aborigeni, dei Balinesi.
La storia di Macbeth, muovendosi in un contesto di clan e di guerre tribali, si presta particolarmente bene a questa atmosfera primitiva.
Hamlet e King Lear dei Footsbarn trovano allo stesso modo spazio in un contesto astratto, insieme primitivo e futuribile.
L’uso del mimo, della coreografia, delle maschere, parte integrante degli spettacoli dei Footsbarn non sono solamente uno stile teatrale, ma permettono il raddoppio dei ruoli (nelle opere di Shakespeare sono necessari una miriade di piccoli ruoli di servi, messaggeri,...) che non potrebbero essere interpretati da così pochi attori.
Le maschere sono costruite dalla stessa Compagnia in cuoio, cartapesta, lattice e utilizzate per dare particolare rilievo a un determinato personaggio.
Per esempio i soldati feriti nell’ouverture del Macbeth portano maschere intere a pieno viso, e il loro gioco di scena consiste essenzialmente in parti mimiche. Diversamente il personaggio di Malcolm utilizza una maschera di cuoio più aperta, che lascia visibili gli occhi e la bocca dell’attore.
Macbeth appare sempre a viso scoperto (ma il trucco non è già una maschera in sé?).
Il fatto che un attore porti o no una maschera, non significa che il ruolo del personaggio del testo sia buono o malvagio.

Immagini

foto di Jean Pierre Estournet e Bernard Begadi foto di Jean Pierre Estournet e Bernard Begadi