Udine | Teatro Zanon
3 febbraio 1989
5 febbraio 1989

L'ultimo sogno di Balloi Caria

L'ultimo sogno di Balloi Caria

Akroàma è una Compagnia teatrale sarda che molto ha cercato di trarre dalla originale e particolare cultura della propria terra. Lo spettacolo è stato presentato con grande successo di critica e di pubblico al Festival di Spoleto nell’edizione 1983.

locandina
anno
1988
testo
Lelio Lecis
regia
Lelio Lecis
interpreti
Elisabetta Podda, Marcello Enardu, Rosalba Piras, Raffaele Chessa, Franco Saba, Gianni Loi, Raffaela Perra
scene/luci
scenografie e costumi Lelio Lecis
musiche
Franco Saba, Gianni Loi
produzione
Akròama

Akroàma è una Compagnia teatrale sarda che molto ha cercato di trarre dalla originale e particolare cultura della propria terra. Tutti i suoi lavori hanno quel riferimento preciso, che nasce nella testa e nel cuore del regista e degli attori prima ancora che nell’analisi cosciente di preparazione della messa in scena.
L’ultimo sogno di Balloi Caria è uno spettacolo presentato con grande successo di critica e di pubblico al Festival di Spoleto nell’edizione 1983, successo che seguiva l’entusiastica accoglienza riservata in Italia e all’estero al precedente spettacolo Mariedda, anche questo, come L’ultimo sogno... diretto da Lelio Lecis.
È la storia, o meglio il racconto di una storia. di un giovane pastore cieco, che nel corso di un trasferimento a cavallo ricorda la sua passione per una donna, Paska: rivive, tramite folgoranti flash - back, la storia del loro contradditorio rapporto, acceso e selvaggio da parte di Balloi Caria, un insieme di attrazione e repulsione da parte di lei, che si conclude con l’accecamento del pastore a opera di Paska, una sorta di liberazione dall’ostinata impulsività dell’uomo. Una storia che raggiunge livelli di altissima emotività, contrapposti come sono i forti segni folcloristici, della povera e rituale quotidianità, delle danze, dei costumi e dei gesti con una costruzione registica che si fonda su una attualissima sensibilità espressiva, che interviene in quei ritmi naturali spezzandoli, riunendoli, eliminando ogni retorica narrativa.