Elementi di struttura del sentimento
E’ un’angolatura quantomeno inconsueta quella attraverso cui si intravede l’opera di Goethe Le affinità elettive in questo spettacolo del gruppo F.I.A.T. Teatro Settimo.
locandinaE’ un’angolatura quantomeno inconsueta quella attraverso cui si intravede l’opera di Goethe Le affinità elettive in questo spettacolo del gruppo F.I.A.T. Se nelle Affinità elettive i protagonisti sono Edoardo e Carlotta, Ottilia e il Capitano, con le loro storie incrociate, complesse, finite male, nonché i loro fantastici progetti qualche volta irrealizzabili qualche volta incompiuti, in Elementi di struttura del sentimento questi personaggi non sono presenti, ma si concretizzano attraverso il narrare delle loro sei «servette che animano la scena». Una storia questi spiata dal buco della serratura, vissuta di riflesso, che ha come protagonisti personaggi che nella realtà protagonisti non sono. La servitù attende l’arrivo dei padroni, c’è tanto da fare, da preparare; l’attesa è elettrizzante, tutto deve essere perfetto. Il castello vestito a festa e l’accoglienza preparata nei minimi particolari, come una sorta di messa in scena da provare e riprovare. E finalmente l’attesa viene ripagata, i padroni arrivano. Li accompagna il Capitano che avrà il compito di curare il loro nuovo fantastico progetto: un grande parco.
Ma a chi serve il parco, che senso ha pensare a questo progetto? Un parco ci mette decenni a crescere, non si riuscirà a vederne il compimento.
Le sei donne non si fanno più domande, il progetto non è loro, loro dovranno solo occuparsi della sua realizzazione pratica; d’altro canto per i padroni non è importante il compimento del parco, quanto il suo essere pensato, progettato, avviato verso una potenziale realizzazione. Nessuno degli ideatori ne godrà gli ipotetici frutti, a nessuno di loro interessa, possono anche andarsene. Ora sono di nuovo rimaste sole, solo la servitù si è fermata al castello, e nelle lunghe sere d’inverno combattono la solitudine giocando a raccontarsi tutto ciò che riaffiora alla loro memoria: i ricordi comuni, le speranze svanite, come quella volta che avevano condiviso con trepidazione l'attesa di quel bambino che la signora avrebbe messo al mondo di li a poco e poi lui era morto, come se la loro attesa non tosse valsa a nulla, a nulla i loro preparativi. I ricordi vanno via via esaurendosi lasciando di nuovo spazio ai giochi. E poi sono ancora racconti, gesti.
La storia non è finita, non può finire perché in fondo non è la loro storia quella che stanno raccontando.



