«Ho lavorato per nove anni nella sezione alta sorveglianza della Casa Circondariale di Tolmezzo con i laboratori teatrali. Quando ne parlo lo faccio con passione e le persone mi ascoltano rapite. Così mi sono detto “Perché, anziché con le parole, non raccontare quest’esperienza attraverso il teatro?”. Da quest’idea è nato Tutti dentro».
Sandro Carpini, attore e regista di origine toscana coinvolto nel Progetto pilota in tema di disadattamento, devianza e criminalità che il CSS Teatro stabile di innovazione del FVG sta coordinando, grazie al contributo della Regione Friuli Venezia Giulia all’interno delle Case Circondariali di Udine, Pordenone e Tolmezzo, spiega così la genesi del monologo andato in scena mercoledì 21 giugno proprio all’interno del carcere di Tolmezzo.
Lo spettacolo – ideato, scritto e interpretato da Carpini in collaborazione i detenuti della Compagnia Teatrale della Casa circondariale di Tolmezzo – è stato accompagnato dalla presentazione del terzo volume del cd Dentro la musica, La musica dentro, registrato durante un altro laboratorio, quello dedicato alla musica, sotto la guida di U.T. Gandhi. Anche il lavoro che ha portato a quest’ultima pubblicazione è stato concepito dal CSS nell’ottica di promuovere attività culturali e di socializzazione per coinvolgere attivamente la popolazione carceraria.
«Il carcere – osserva Carpini – rimane impresso per il resto della vita: è qualcosa che la nostra società stigmatizza fortemente, al di là del reato commesso, che si tratti di truffa, rapina o omicidio. Una volta scontata la pena, si dovrebbero riacquistare tutti i diritti di prima, ma non è davvero così. Dire “sono stato uno o due anni in carcere” è comunque una macchia che difficilmente si può togliere. Lo spettacolo racconta questo».
La storia di Tutti dentro ha infatti inizio quando il protagonista esce di prigione. Alla pensilina aspetta l’arrivo dell’autobus che lo porterà verso una vita da uomo libero. È assorto tra pensieri e ricordi che si rincorrono e, quando si assopisce, comincia un percorso a ritroso nella memoria che corre su un doppio binario: il “prima”, con i motivi che hanno portato al suo arresto, e il “mentre”, gli anni trascorsi tra le mura della prigione e le esperienze vissute assieme agli altri detenuti. Tutto gli ritorna in mente quando, finalmente scarcerato, deve affrontare l’incognita del “dopo”.
Nel monologo l’attore ha voluto inserire anche dati reali sulla situazione carceraria in Italia, perché è l’informazione il primo passo per sensibilizzare l’opinione pubblica e riuscire a gettare un ponte “tra dentro e fuori”: «Il mio sogno – conclude Carpini – è proprio riuscire a creare qualcosa che colleghi la realtà del carcere con il mondo esterno, superando le barriere burocratiche e vincendo la diffidenza della popolazione».
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