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Overload

Fra distrazioni di massa e mutazioni digitali, ci muoviamo immersi in un ambiente aumentato dai media. Sovrastimolati dalle informazioni, viviamo in uno stato di allerta continua che gli antichi conoscevano solo in battaglia. Il rumore di fondo cresce in tutto il pianeta. Non dovremmo forse fare più silenzio e scegliere a cosa prestare attenzione?

locandina
anno
2018
testo
concept e regia Sotterraneo
scrittura Daniele Villa
interpreti
Sara Bonaventura, Claudio Cirri, Lorenza Guerrini, Daniele Pennati, Giulio Santolini
scene/luci
luci Marco Santambrogio
e...
costumi Laura Dondoli
sound design Mattia Tuliozi
props Francesco Silei
produzione
Sotterraneo
coproduzione Teatro Nacional D. Maria II nell’ambito
di APAP - Performing Europe 2020, Programma Europa Creativa dell’Unione Europea
contributo Centrale Fies_art work space, CSS Teatro stabile di innovazione del FVG
sostegno Comune di Firenze, Regione Toscana, Mibact, Funder 35, Sillumina – copia privata per i giovani, per la cultura
residenze artistiche Associazione Teatrale Pistoiese, Tram – Attodue, Teatro Metastasio di Prato, Centrale Fies_art work space, Dialoghi – Residenze delle arti performative a Villa Manin, La Corte Ospitale – progetto residenziale 2017, Teatro Studio/Teatro della Toscana, Teatro Cantiere Florida/Multiresidenza FLOW

Overload (studio) ha vinto il premio Best of BE Festival tour 2016 (Birmingham, UK)

Vincitore del Premio Ubu 2018 - Spettacolo dell'anno

19 gennaio 2019 ore 21
Teatro Contatto
Udine, Teatro Palamostre
Overload ore 21, Sala Pasolini
ore 23, foyer Random playlist a cura di Sotterraneo

Vincitore del Premio Ubu 2018 - Spettacolo dell'anno

INCONTRI

Al termine dello spettacolo, Sotterraneo incontra il pubblico. Conduce Luisa Schiratti


Overload è un esperimento di ipertesto teatrale: a partire da un discorso centrale, i performer offrono continuamente dei collegamenti a contenuti nascosti che innescano possibili azioni e immagini. Il pubblico ha la facoltà di rifiutare i collegamenti e continuare a seguire il discorso, oppure di attivarli, allontanandosi dal centro dello spettacolo e perdendosi in un labirinto di distrazioni, attraverso una rincorsa continua al frammento che è molto simile alla nostra esperienza quotidiana.  A condurre il discorso al centro di tutto è lo scrittore americano David Foster Wallace, autore che sentiamo vicino in molte delle sue ossessioni: il ruolo dei media nelle trasformazioni della società contemporanea, l’industria dell’entertainment e la sua pervasività, la capacità delle nuove tecnologie di frammentare la nostra esperienza e disabituarci alla profondità. Al tempo stesso però Wallace è autore di opere labirinto, sovraccariche quanto divertenti, in cui il lettore si smarrisce e incanta, in cui lunghissime note a piè di pagina e diagrammi di flusso creano un’esperienza di fruizione orizzontale che ci trasmette la sensazione di aver perso il senso compiuto della vicenda narrata. Chi meglio di lui potrebbe esporre una riflessione sull’ecologia dell’attenzione a un pubblico che viene continuamente chiamato a distrarsi?”


Sotteraneo
«Overload è un concentrato di trabocchetti. Il sovraccarico di azioni e visioni incalzanti non racconta solo la nostra esperienza di attenzione corta e di ipertestualità che è l’oggetto dichiarato della spettacolo, ma ci insinua il dubbio su ciò che sta ‘dietro’ l’evoluzione di quel sistema cognitivo nel quale siamo immersi senza (quasi) rendercene conto. Perché tutto è ‘reale’ e ‘fittizio’ al tempo stesso: che è concetto fondante del teatro in sé e per sé, ma qui assume l’ulteriore aspetto di un ritratto amaro della contemporaneità».
Stefano Casi, Casi Critici

«L’intera performance è acuta, irriverente, intelligente. L’impianto visivo passa di rivoluzione in rivoluzione. Ogni rapido cambio strappa una risata, un sussulto o un qualche altro tipo di esclamazione»
www.stagetalkmagazine.com

«Di questa società che domanda o lascia trionfare il virtuale sul reale, distratta e svuotata di logica, di vitalità, Sotterraneo presenta con leggerezza e profondità, ironia e impegno, un collage quasi fiabesco, denso di accostamenti incongrui, da cui scaturisce l’effetto di straniamento grottesco anche incarnato dalla scrittura letteraria di Wallace, simile a quella di un computer che verbalizza, esterna all’utente-lettore, la modalità del “pensiero” che precede l’azione»
Renata Savo, Scene Contemporanee

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