Udine | Teatro S. Giorgio
29 marzo 2003 ore  21:00
30 marzo 2003 ore  21:00

Lo straniero

Lo straniero

Lo straniero di Camus è il nuovo racconto teatrale di Marco Baliani: un racconto in prima persona dove le cose, i paesaggi, i personaggi vengono evocati dalla sua sola straordinaria capacità narrativa.

locandina
anno
2003
testo
Albert Camus
traduzione di Alberto Zevi
adattamento drammaturgico Maria Maglietta e Marco Baliani
regia
Maria Maglietta
interpreti
Marco Baliani
scene/luci
scene e costumi Carlo Sala
luci Roberto Innocenti
musiche
musiche originali Luigi Polimeni
produzione
Teatro Metastasio Stabile della Toscana

Marco Baliani non è un interprete capace di essere chiunque. Non gli interessa. Non crede in quel  tipo di attore. Sente di appartenere invece a certi personaggi dall'anima potente. Kohlhaas, l'eroe di Heinrich von Kleist che muore scegliendo la propria condanna, è stato per molto tempo il suo doppio. E così Peter Schlemhil, il personaggio di Adalbert von Chamisso che se ne va reietto nel mondo senza più la propria ombra. Stranieri entrambi, Baliani li ha scelti per i suoi spettacoli più intensi, dove non c'era altro se non il potere della parola, la forza della voce che racconta e come uno scalpello scolpisce le figure. A Kohlhaas e Schlemhil si affianca ora Meurseault, lo straniero del romanzo di Albert Camus, già ricreato da Baliani per la radio, ed ora al centro del suo nuovo spettacolo. Di nuovo un individuo che non si riconosce nelle regole di un mondo che pomposamente chiamiamo civile, l'uomo dall'anima ferita, che con tutto il cuore vorrebbe sentirsi partecipe di una società che invece lo espelle e che lo emargina. "Una meravigliosa e terribile contraddizione – dice Baliani – in cui sta la loro malattia e la loro forza. In essa, questi eroi senza eroismi scorgono il miraggio di una pace impossibile, la terra promessa che si allontana all'orizzonte, ma che pure vorrebbero sempre presente e amica". Un sentimento che Baliani cerca di rendere palpabile nello spettacolo, al quale Mario Martone ha offerto il contributo dei suoi originali inserti cinematografici.

Lo straniero di Camus è uno di quei racconti di vita che da tempo abitano un mio speciale giardino, un luogo in cui coltivo amicizie e parentele e dove vado disegnando da anni una mappa segreta di riferimenti e tesori. In questo giardino Camus ha messo radici di quercia, profonde, solide. Ciò è strano, perché il suo straniero sembrerebbe non trovare mai pace né dimora, estraneo e nomade, parrebbe non doversi fermare mai in un luogo. Eppure è lì, fin da quando ho incominciato ad arare il campo della mia giovinezza artistica.
Marco Baliani

Lo straniero (1947) non è la prima opera pubblicata da Albert Camus (Algeria, 1913 – Francia, 1960), ma certo è la prima conosciuta dal grande pubblico, quella che lo ha portato anche al premio Nobel per la letteratura nel 1957. Molte volte Camus ha dichiarato di aver voluto esprimere in questa figura "la sensazione dell'assurdo". In effetti, tutto in Meurseault può essere considerato privo di senso. Il modo in cui lascia scorrere la una vita insignificante, senza ambizioni personali, progetti, ambizioni. La maniera in cui si mette in relazione con gli altri, spogliata di ogni partecipazione, di ogni implicazione emotiva, priva di impegno. E ancora la sua inerzia, che lo libera da ogni scelta e da ogni responsabilità. "L'uomo che non piange nemmeno alla sepoltura della propria madre – scrive Camus – rischia da questa società una condanna a morte. Per me è semplicemente l'uomo che rifiuta di stare al gioco, l'uomo che non accetta la menzogna".

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