Udine | Teatro Zanon
17 marzo 1984
18 marzo 1984

Lo Spazio della Quiete

Lo Spazio della Quiete

Quando la «rappresentazione teatrale» non origina da un testo scritto e non è commedia, tragedia, esprime un’idea di linguaggio che non coincide con una costituita visione della scena e con una altrettanto prefigurata rappresentazione dell’azione.

locandina
anno
1984
testo
ideazione Mariangela Gualtieri
realizzazione Paola Trombin, Mariangela Gualtieri
regia
Cesare Ronconi
produzione
Teatro della Valdoca

Quando la «rappresentazione teatrale» non origina da un testo scritto e non è commedia, tragedia, esprime un’idea di linguaggio che non coincide con una costituita visione della scena e con una altrettanto prefigurata rappresentazione dell’azione. Il teatro diviene allora il luogo neutro ed assoluto nel quale si ricrea l’origine della scena e dell’azione, nel quale si pone il problema della rifondazione del linguaggio, della scena e della azione.
Il dato iniziale che si esprime nello Spazio della quiete è l’amore. Lo spettacolo però non intende affatto rappresentare quel sentimento attraverso la cultura dell’amore e del suo secolare spessore storico. L’amore che si rappresenta attraverso la presenza di due corpi-donne, esprime in primo luogo l’assenza calcolata di ogni esperienza predeterminata di amore.
Quest’ultimo viene quindi costantemente rappresentato al di sotto e al di sopra di ogni coscienza e cultura collettiva. Due Donne, due attrici, e con loro sassi di fiume, un forcale di legno, un telo, e intorno a loro il cavo universo dello spazio prezioso di luce, così come è prezioso il silenzio che avvolge la rappresentazione simbolica della quiete.
Il teatro della quiete è allora questo: nominare la realtà che non si rivela, decifrare contenuti sconosciuti di verità nello spazio delle scene, selezionare i nuovi oggetti del nuovo sublime, trasferire nel gesto dell’azione una rappresentazione di corpi e di oggetti che traducono nella esperienza del linguaggio una visione teatralizzata della realtà interna ed esterna al soggetto. Ritrovarsi soli, nel buio e nel silenzio, nella rarefazione di questo lavoro è un’esperienza limite. Un esperimento, un lavoro privato che lo spettatore deve fare su di sé, dentro di sé.

Il Teatro della Valdoca di Cesena all’inizio era teatro di figure e di animazione. Questa fase culmina nel 1978, con la collaborazione col Bread and Puppet americano e la sua filiazione italiana Pupi e Fresedde. Ma, nello stesso periodo, lo spettacolo Tre storie brevi segna il distacco dalle tecniche tradizionali del teatro di figure, e l’inizio di un confronto con le modalità espressive del fumetto, della TV, del cinema d’animazione e della pubblicità. C’è continuità sostanziale nel lavoro, data dall’accento sull’immagine e sul ritmo-montaggio, piuttosto che sul corpo-parola. Nel 1979 alcuni suoi componenti soggiornano in Polonia lavorando nei laboratori teatrali di Varsavia, Cracovia, Poznan e Wroclaw.
Dal 1978 al 1980 la Compagnia produce oltre a Tre storie brevi tre azioni di strada: Chiaroscuri, Concerto teatrale e Indicatori. In questi due anni l’attività del Teatro della Valdoca si è svolta in Italia e all’estero partecipando ad importanti rassegne e festival nazionali ed internazionali. La Biennale di Venezia, sulla base del successo avuto dalla compagnia nel primo carnevale 1980 (La confusione dei linguaggi) con i quattro spettacoli citati, nel settembre 1980 ha rinnovato l’invito per il carnevale 1981 (La Ragione ed il teatro dell’illuminismo) proponendo la co-produzione di uno spettacolo. Per tale occasione il Teatro della Valdoca ha allestito Tavole Sinottiche, rappresentato in prima assoluta appunto a Venezia.