Il CSS Teatro stabile di innovazione del FVG sperimenta il 3D a teatro per la sua nuova produzione e realizza in Italia uno dei primi spettacoli che utilizzano una sofisticata tecnologia già fonte di prodigi al cinema e in arti come l’animazione e il videogioco.
Dopo mesi di laboratorio di produzione a Udine per mettere alla prova e verificare tutte le possibili risorse che questa tecnica mette a disposizione della scena teatrale, di un’interprete e soprattutto del mondo creativo di un regista, è pronto per il suo debutto sulle scene Les adieux , spettacolo tratto dal romanzo-opera prima della scrittrice udinese Arianna Giorgia Bonazzi (pubblicato da Fandango nel 2007), con la regia del giovane regista napoletano Benedetto Sicca. Protagonista dello spettacolo è l’attrice Francesca Ciocchetti, giovane talento del Piccolo Teatro di Milano e vincitrice del Premio Ubu 2009 come miglior attrice non protagonista nelle ultime produzioni di Luca Ronconi e di Carmelo Rifici.
Palcoscenico della prima nazionale sarà il Napoli Teatro Festival Italia, la grande manifestazione artistica che sta trasformando il volto culturale della città partenopea in un pulsante palcoscenico “diffuso” capace di animare le sedi teatrali storiche e dell’innovazione, ma anche edifici monumentali, interi quartieri e zone dismesse e di archeologia industriale. Dall’8 all’11 giugno il Festival napoletano programmerà lo spettacolo al Teatro San Ferdinando, per la produzione CSS Teatro stabile di innovazione del FVG in coproduzione con Napoli Teatro Festival Italia.
Les adieux è la storia di una bambina narrata con la voce e la frammentazione della memoria tipiche dell’infanzia, che taglia, incolla, sovrappone e cita brandelli di scoperte, frasi e parole prese a prestito dagli adulti, dalla televisione e dalla folla che ci circonda. Ma è anche la storia di una famiglia degli anni Ottanta raccontata attraverso le perdite che si imprimono nella coscienza di una piccola Alice nel Paese delle meraviglie o di una Dorothy del Mago di Oz.
“Quasi tre anni fa, e una settimana dopo aver acquistato, per caso, Les adieux - racconta Benedetto Sicca - mi sono messo alla ricerca di una materia/non materia che avesse la sostanza dei sogni. Volevo trattare gli oggetti della memoria per ciò che sono: immagini che cerchiamo di nominare, ma che svaniscono nell’istante in cui stiamo per farlo. Serviva un linguaggio visivo … sospeso quanto quello del testo”. Forniti di occhialini per la visione 3D, gli spettatori saranno quindi immersi in una dimensione quasi tangibile per questo racconto onirico e memoriale grazie alle animazioni 3D progettate e realizzate da Insonnia Team, ma anche alla raffinata partitura di suoni e voci elaborate da Marco Canali, sound designer fra i più infaticabili nella ricerca, e alle atmosfere luminose create da Marco Giusti.
Arianna Giorgia Bonazzi è nata a Udine nel 1982. Ha studiato Scienze della Comunicazione e Filosofia della Scienza a Milano e Parigi. Ha scritto di cinema per I duellanti e di poesia per Il Segnale, e collaborato col programma di Rai3 Gargantua. Oggi traduce autori americani contemporanei. È autrice del saggio sulla letteratura cannibale I cannibali bulimici dell’infanzia e del romanzo Les adieux (Fandango Libri 2007), primo titolo della collana quindicilibri, diretta da Alessandro Baricco e Dario Voltolini. A Les adieux sono seguiti poi un romanzo Oggi stesso sarai con me in paradiso, (Fandango Libri 2008) e Sopravvivere all'attesa. Manuale per giovani coppie di Giorgia Bonazzi e Arnaldo Greco (Fandango Libri 2010).
Note di regia - 28 maggio 2010
Les adieux è un esperimento drammaturgico complesso e aspira ad essere un’esperienza per gli spettatori che sono chiamati a comporre una logica del non-senso.
Tale esperimento, da un lato non prevede una comprensione lineare della narrazione, dall’altro non rinuncia a elaborare una coerenza drammaturgica interna: è un montaggio ibrido di suoni, immagini e parole, diacronico e disfasico, come diacronica e disfasica è la memoria.
Il “personaggio” che parla (meglio definirlo un flusso intermittente di memoria) è trascinato a mutare in continuazione il momento da cui ricorda. Allontana e riattualizza gli oggetti della memoria, e ne subisce un’emersione incontrollata che ne lascia i nervi scoperti.
Questo spettacolo è stato un confronto aperto con il mio spazio interiore del non-cosciente e del sogno. Tale spazio è privo di ogni accezione psicanalitica, ma è il luogo nel quale oggettivare il mistero del sogno (ad occhi chiusi e ad occhi aperti) come un frammento della realtà, che incide nell’esistenza tanto quanto i ricordi e le relazioni.
La sovrapposizione o la confusione tra la mia memoria e quella del personaggio è contestuale, per il decennio (gli anni ’80) da cui emerge il racconto ed è pretestuosa per l’aver cercato di iniettare le paure e i sogni del personaggio con le mie paure ed i miei sogni.
Ecco cosa dice Pessoa ne Il libro dell’inquietudine: - o il sogno, che la mia intelligenza ricusa, o l’azione che alla mia sensibilità ripugna; l’azione, per la quale non sono nato, o il sogno per il quale nessuno è nato. Così, siccome detesto entrambi, non scelgo; ma poiché ad un certo momento, devo sognare o agire, mescolo una cosa nell’altra.
Benedetto Sicca
Intervista a Benedetto Sicca dal programma del Napoli Teatro Festival Italia 2010
Un testo che unisce poesia e oralità, un regista visionario e un team di tecnici che lavorano sulle tecnologie digitali audiovisive: questi gli ingredienti del nuovo spettacolo di Benedetto Sicca. Il giovane regista napoletano, che si è imposto all’attenzione del pubblico e della critica durante la prima edizione del Fringe con Quella scimmietta di mio figlio, partecipa quest’anno al Napoli Teatro Festival Italia che ora produce il suo nuovo spettacolo insieme al CSS Teatro stabile di innovazione del FVG. Tratto dall’omonimo libro di Arianna Giorgia Bonazzi (Fandango 2007), «Les adieux – spiega Sicca – è la storia di una bambina narrata con la voce e la frammentazione della memoria tipiche dell’infanzia, che taglia, incolla, sovrappone e cita brandelli di scoperte, frasi e parole prese a prestito dagli adulti, dalla televisione e dalla folla che ci circonda». Ma è anche la storia di una famiglia degli anni Ottanta raccontata attraverso le perdite che si imprimono nella coscienza «di una piccola Alice nel Paese delle meraviglie o di
una Dorothy del Mago di Oz». La novità introdotta dal regista insieme a Marco Farace e alla sua Insonnia Team consiste nell’uso della tecnologia stereoscopica in 3D per esaltare la forza evocativa di un testo che punta sulla possibilità di visualizzare immagini mentali.
Stereoscopia e teatro: come è nata l’idea?
Benedetto Sicca: Quasi tre anni fa, una settimana dopo aver acquistato, per caso, Les Adieux, mi sono messo alla ricerca di una materia/non materia che avesse la sostanza dei sogni. Volevo trattare gli oggetti della memoria per ciò che sono: immagini che cerchiamo di nominare, ma che svaniscono nell’istante in cui stiamo per farlo. Serviva un linguaggio visivo… sospeso quanto quello del testo. Così, ho cercato su internet informazioni sulle tecnologie stereoscopiche e ho incontrato Marco Farace e il suo gruppo Insonnia Team. Insieme, a poco a poco, ci siamo appassionati a un’idea comune.
Che cosa comporta l’uso di questa tecnologia?
Siamo nel pieno della ricerca e della sperimentazione. E per questo devo ringraziare il Festival, il CSS di Udine e tutte le persone che con passione si sono tuffate con me in un viaggio che ha pochissimi punti fermi: il teatro è un’arte collettiva! Stiamo lavorando su due piani paralleli: l’adattamento del testo e una “sceneggiatura della memoria”, poiché ogni singolo oggetto stereoscopico richiede molto tempo per essere prima pensato, progettato, modellato, e poi animato.
Quindi il lavoro a teatro da una parte, quello in studio per il 3D dall’altra…
L’obiettivo è costruire un mondo e un linguaggio unici, composti dal suono, dalle immagini e ovviamente dal corpo dell’attrice e dalla scenografia. È una sintesi di segni complessi, che devono costruire un oltresenso in grado di significare qualcosa che ciascuno dei segni individualmente non sarebbe in grado di evocare.
Quali sono i limiti e le potenzialità della stereoscopia?
Credo che il potenziale sia sconfinato. Quanto sta succedendo in questi mesi ci dice che il 3D modificherà definitivamente l’audiovisivo. Peraltro, in tutte le prove che abbiamo fatto, ho notato una sorta di regressione infantile: inforcati gli occhialini, tutti cercano di catturare le immagini che spuntano davanti agli occhi. La stereoscopia non è un mezzo comodo, porta con sé questioni tecniche molto complicate, soprattutto se messa in relazione con il corpo di un attore. Ma c’è un pericolo…
Quale?
Le nuove tecnologie a teatro devono essere usate quando veramente servono. Altrimenti diventano un’illusione autoreferenziale e vacua.