Ruh: Romagna più Africa uguale
Le Albe, giovane ed emergente Compagnia di Ravenna, ha fatto una scoperta, decisiva: la Romagna è Africa, cioè la zolla continentale su cui ora poggia la terra romagnola, nella notte dei tempi si è staccata dall’Africa ed è qui giunta nel suo moto di deriva.
CREDITSLe Albe, giovane ed emergente Compagnia di Ravenna, ha fatto una scoperta, decisiva: la Romagna è Africa, cioè la zolla continentale su cui ora poggia la terra romagnola, nella notte dei tempi si è staccata dall’Africa ed è qui giunta nel suo moto di deriva. Un presupposto scientifico che permette di affrontare una realtà che sarà sempre più incidente nella vita civile: la presenza in Italia degli africani, una migrazione di popoli che assume l’aspetto di una lenta e pacifica invasione, per quanto contrastata dalle strutture organizzate della società.
Una grande presenza che non si rivela solo nel gran numero di venditori ambulanti nelle spiagge (i ‘vù cumprà), ma che troviamo nelle associazioni che nascono numerose fra africani immigrati, nei lavori più dequalificati, affidati a questa manodopera che accetta qualsiasi lavoro che comunque possa determinare una vita almeno dignitosa.
Sul palcoscenico si mescolano dialetto romagnolo e olof (la lingua del Senegal), italiano e francese, testi vernacolari e dissertazioni sull’onnipotenza di Raul Gardini, interventi gestuali che si fondono con le ritmiche movenze e coi canti degli africani, una conferenza antirazzista con striscioni inneggianti a Mandela e un piazzista della verità assoluta.
La messa in scena delle Albe vive di questa dimensione poetica e democratica, profonda e divertente, bianca e negra, di denuncia non gridata e di lucida satira; necessaria, perché, come dicono Iba, Abib e Khadim nello spettacolo (e siamo in un ipotetico anno 2000), il best - seller del momento sarà «La mia Europa».


