La camera astratta
Reduci dai documenta di Kassel, Barberio Corsetti e Studio Azzurro presentano, di fronte a platee gremite di spettatori giovanissimi, un’intrigante opera video, La camera astratta.
CREDITSReduci dai documenta di Kassel, Barberio Corsetti e Studio Azzurro presentano, di fronte a platee gremite di spettatori giovanissimi, un’intrigante opera video, La camera astratta, che, al di là del considerevole risultato formale, ha il merito di spingere ad alcune riflessioni sull’uso di linguaggi «misti» all’interno del teatro. Qui, infatti, diverse sono le linee di intervento che si incontrano in una confusione produttiva: la parola che per il suo spezzamento assume una dimensione quasi metafisica; la nuova danza intesa come riappropriazione di uno spazio; in tutta la sua ambigua distanza; la musica che ha la funzione di fornire, in chiave narrativa - emozionale, un commento pressoché continuo all’azione.
Proprio questo agglomerarsi di linguaggi, fra sassi che rotolano, praticabili che dondolano come immaginarie altalene infantili, corpi che tentano di vincere la forza di gravità, immagini e situazioni in movimenti riproposti sia sul video che da attori che sembrano uscire duplicati dalla scatola televisiva, rivelano una nostalgia di racconto, una voglia di farlo che sono fra le caratteristiche più curiose di questo spettacolo.



