Udine | Teatro Zanon
February 6, 1986
February 9, 1986

Bent

Bent

Una storia di omosessualità, persecuzione, razzismo, sullo sfondo di una Germania già contaminata dal nazismo.

CREDITS
year
1986
text
Martin Sherman
directed by
Marco Mattolini
cast
Massimo Ghini, Luca Zingaretti, Silvano Pantesco, Daniel Bosch, Sebastiano Filocamo, Mauro Marino, David Thorner
set & lighting design
scene e costumi Elena Poccetto Ricci
music
musiche originali Giovanna Marini
production
Teatro di Porta Romana

Bent, una storia di omosessualità, persecuzione, razzismo, sullo sfondo di una Germania già contaminata dal nazismo; non un’analisi storica, piuttosto una storia d’amore, la consapevolezza di questo amore e la volontà di portarlo avanti fino in fondo, come unica possibilità di riscatto in quell’atmosfera di degradazione e di morte che è il lager nazista.
La storia di Max e Rudy, entrambi omosessuali, che vengono deportati a Dachau. Ma Rudy non arriverà mai al campo, verrà ucciso durante il viaggio dagli agenti tedeschi con la complicità di Max che deve così dimostrare la sua messa in dubbio virilità.
Piuttosto che portare il triangolo rosa che contraddistingue gli omosessuali Max finisce a calci l’amante e accetta di possedere sotto gli occhi delle guardie una ragazza morta da poco. Solo l’amicizia con Horst che si trasforma col tempo in tenero amore lo porterà alla presa di coscienza e all’accettazione della sua «diversità», Horst, internato per aver firmato il manifesto per la legalizzazione dell’omosessualità, rappresenta all’interno del dramma l’alter ego dell’amico; egli è tutto ciò che l’altro nasconde dietro una pesante maschera di vigliaccheria e opportunismo. Come si può immaginare sarà solo la scomparsa di Horst a riscattare in qualche modo là figura di Max, a far cadere questa maschera e a dargli l’opportunità per un unico ed ultimo atto di coraggio.
Questo amore, nato in un ambiente invivibile, che non lascia spazio per esprimersi, se non per gesti fugaci attraverso cui trasmettere tutta la propria intensità, è reso da Sherman per mezzo di una scrittura drammaturgica piatta e senza virtuosismi. Questo dialogo scarnificato è l’unico linguaggio lecito nella brutalità dell’inferno di Dachau; non c’è spazio, né tempo, per una parola amplificata, e tanto meno per chiacchiere e poetiche banalità.
L’intensità poetica di Bent sta in questa nudità... linguaggio da cui scaturisce tutta la drammaticità dell’ambiente, il travaglio spirituale e il progresso morale e intellettuale dei personaggi.