Ecole des Maîtres 2000

ECOLE DES MAÎTRES 2000
corso internazionale itinerante di perfezionamento teatrale
diretto da Franco Quadri
IX EDIZIONE:  31 luglio - 28 settembre 2000

maestro Eimuntas Nekrosius
stage Il gabbiano



Eimuntas Nekrosius ph Luca d'Agostino

allievi
Fausto Russo Alesi (Italia), Helene Bosch (Francia), Xavier Brossard (Francia), Benedicte Chabot (Belgio), Vanessa Compagnucci (Italia), Ana Marques Dinis (Portogallo), Gregory Gouband (Francia), Hala Ghosn (Francia), Pedro Gomes Saavedra (Portogallo), Alberto Guinaldo (Belgio), Pia Lanciotti (Italia), Sylvie Landuyt (Belgio), Paolo Mazzarelli (Italia), Caroline Michel (Francia), Laura Nardi (Italia), Stephane Oertli (Belgio), Ana Margarida Pereira (Portogallo), Amandio Pinheiro (Portogallo), Sabine Revillet (Francia), Alessandro Riceci (Italia), Melanie Rullier (Belgio), Christophe Sermet (Belgio)

assistenti Marius Nekrosius, Ruta Vanagaite

promosso e organizzato da:
Ente Teatrale Italiano, Centro Servizi e Spettacoli di Udine , Centre de Recherche et d’Expérimentation en Pédagogie Artistique (Belgio), Ministère de la Culture et de la Communication (Francia), Académie Théâtrale de l’Union (Francia), Fonds d’Assurance Formation des Activités du Spectacle (Francia), Teatro Scuola d’Arte Drammatica di Mosca (Russia), Ministério da Cultura – Instituto Português das Artes do Espectáculo (Portogallo)
con il sostegno di:
Ministero dei beni e Attività Culturali, Dipartimento dello Spettacolo (Italia), Regione Friuli Venezia-Giulia (Italia), Provincia di Udine (Italia), Comune di Fagagna (Italia), Centre Culturel de Belem (Portogallo),
Théâtre de la Place (Belgio), Ministère de la Culture de la Communauté française, Service de Théâtre (Belgio), Commission aux Relations Internationales (Belgio)

Lo stage
Nel corso della sua carriera Eimuntas Nekrosius ha diretto tre opere di Anton Cechov: Ivanov (1978), Zio Vanja (1981) e Le tre sorelle (1996). Zio Vanja e Le tre sorelle hanno avuto un enorme successo internazionale e sono state in tournée per diversi anni, facendo tappa in tutti i maggiori festival teatrali.
Il laboratorio dell’Ecole des Maîtres su Il gabbiano sarà il primo approccio di Eimuntas Nekrosius a quest’opera dei suo autore preferito.
I partecipanti al laboratorio affronteranno uva profonda e dettagliata esplorazione psicologica dei personaggi di Cechov, le loro motivazioni, le loro relazioni, il loro retroterra e lo loro storia.
Lo scopo di tale esplorazione è ritrovare una verità umana dietro le parole scritte dal drammaturgo. Dopo aver scoperto questa verità, rimane un altro scopo — trovare una moderna espressione teatrale a quanto è stato trovato. Nekrosius ritiene che a teatro il pubblico sia contento solo a condizione che tutto quanto viene presentato in scena sia molto chiaro e molto fresco.
I partecipanti al laboratorio avranno molti compiti da eseguire. Le idee portate dagli allori saranno prese come base, trasformate e sviluppate sotto la guida di Eimuntas Nekrosius.
Ci saranno molte improvvisazioni e molte prove di differenti soluzioni teatrali durante le ore dei laboratorio. Ciascun partecipante avrà l’opportunità di cimentarsi in ogni ruolo. Nei due mesi di questo laboratorio, Cechov dovrebbe diventare molto intimo agli attori, come fosse un autore contemporaneo assolutamente attuale.
La dimostrazione finale, al termine del laboratorio, sarà uno spettacolo teatrale professionale, con scenografia e costumi molto semplici, ma con tutti i principali temi e motivi del testo, presentando così il lavoro impegnato di una compagnia internazionale di 22 giovani allori e di un non più giovanissimo regista.

Tra le caratteristiche dell’Ecole des Maîtres c’è quella di non mettere alla prova solo gli allievi - o meglio gli stagiaires, perché abbiamo a che fare con dei professionisti della scena - ma gli stessi maestri, ovviamente sottoposti a problemi di responsabilità nei confronti della formazione e alla difficoltà di individuare il tema e i metodi più consoni a on corso a breve termine.
A volte si tratta però di qualcosa di più, perché capita anche a qualcuno di loro di trovarsi per la prima volta a fare i conti con un’esperienza laboratoriale del tipo da noi previsto.
É accaduto per esempio a una personalità illustre come Peter Stein, che se la cavò magistralmente sette anni fa a Tarcento decidendo tra continue autocritiche di non staccarsi per tutto il seminario dalla cattedra e di proporre ai ragazzi, folgorati alloro tavolini, un’analisi filologica talmente profonda di alcune scene del Giulio Cesare da lui appena montato a Salisburgo da dimostrare come una buona regia può e deve nascere direttamente e naturalmente dalle parole stesse dell’autore.
Anche Eimuntas Nekrosius lo scorso anno sembrava restio, per naturale fedeltà al proprio ambito professionale e linguistico, ad accettare un impegno che allo stesso tempo lo attraeva. Ma, a dispetto della sua abitudine ai tempi lunghi, il limite di due sole settimane per poter sondare scenicamente un romanzo della complessa profondità del Maestro e Margherita non sarebbe divenuto un incubo: anzi l’entusiasmo che scatta nel regista lituano al semplice concretizzarsi del fatto teatrale esplode immediatamente insieme alla fantasia, contagiando i ragazzi chiamati a improvvisare e pronti a farsi strumenti creativi, tanto da arrivare a sintetizzare espressivamente nel loro montaggio, con una scelta esemplare di episodi dalle diverse stilizzazioni, i tre maggiori filoni che si intrecciano nel capolavoro di Bulgakov.
Sarebbe stata subito evidente la fulminea influenza esercitata sui giovani dal suo magnetismo, tanto che ancora non era giunta a concludersi la scorsa edizione e già si aspirava a rinnovare l’incontro col maestro, ma dilatandolo a due mesi, com’era già accaduto in precedenza con Arias per cogliere insolite pieghe dei music hall, con Vasil’ev per misurarsi con Dostoevskij attraverso gli etjud stanislavskiani, con Matthias Langhoff per montare un poliedrico studio sulle Baccantiche conduceva gli allievi sulla strada di Pound e di Heiner Müller, ma curandosi di investire gli stagisti anche di incarichi non puramente recitativi di pratica teatrale.
Consapevole di trovarsi a lavorare con giovani già collaudati nella loro maturazione professionale, Nekrosius si è sbilanciato fino a esigere lui stesso di poter dare una dimostrazione pubblica del lavoro compiuto in questa IX edizione in due mesi tra Fagagna e Limoges, esponendone i risultati nei tre paesi guida dell’Ecole, come s’è ormai abituato a fare con le presentazioni a mezza strada degli spettacoli da lui creati con i propri attori, rituali verifiche di un work in progress.
Incerto in un primo tempo se cimentarsi nell’adattamento di un altro romanzo russo — e si sarebbe trattato stavolta della Storia di un cavallo di Tolstoij, già alla base di un famoso spettacolo leningradese di Tostonogov — o ritornare all’amato Cechov, il regista s’è orientato verso quest’ultimo, di cui ha già diretto Ivanov ai suoi inizi, un originalissimo sconvolgente Zio Vanja negli anni 80 e quindi une provocatoria e dinamica versione delle Tre sorelle, sempre
seguendo un partito preso antirealistico. Anche per questo esalterà i 22 attori selezionati dell’Ecole interpretare a turno tutti i ruoli di un Gabbiano, che non sarà certo aderente al modello consacrato da Stanislavskij al Teatro d’Arte di Mosca poco più di cent’anni fa, e leggere attraverso la sensitività di Nekrosius una pièce che ha per oggetto il teatro e che non a caso incrocia più volte i sentieri di Amleto, di cui il regista ci ha dato recentemente una memorabile ricreazione.
Franco Quadri

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