Ecole des Maîtres 2002

ECOLE DES MAÎTRES 2002
corso internazionale itinerante di perfezionamento teatrale
diretto da Franco Quadri
XI EDIZIONE: 2 agosto - 11 settembre 2002

maestro Jacques Delcuvellerie
stage La Madre: teatro epico e canto brechtiano


Jacques Delcuvellerie

allievi 
Luciano Amarelo (Portogallo), Laurent Bellambe (Francia), Marie Bos (Belgio), Fabien-Aissa Busetta (Francia), Renaud Cagna (Belgio), Franz Cantalupo (Italia), Pedro Carmo (Portogallo), Marie Cayrol (Francia), Beatrice Didier (Belgio), Magalie Gaudechaux (Francia),  Francesco Italiano (Italia), Cedric Le Goulven (Belgio), Fabio Monti (Italia), Fabrice Piazza (Belgio), Ingrid Reveniault (Francia), Marina Saraceno (Italia), Candy Saulnier (Belgio), Cristina Spina (Italia), Sarah Taradach (Francia), Elisabetta Valgoi (Italia), Dulce Vermelho (Portogallo)

musiche e canti: Dirk Vondran
assistenti: Jeanne Dandoy, Max Parfondry

promosso e organizzato da:
Ente Teatrale Italiano, CSS Teatro stabile di innovazione del FVG, Centre de Recherche et d’Expérimentation en Pédagogie Artistique (Belgio), Ministère de la Culture et de la Communication (Francia), Académie Théâtrale de l’Union (Francia), Fonds d’Assurance Formation des Activités du Spectacle (Francia), Ministério da Cultura – Instituto Português das Artes do Espectáculo (Portogallo)
con il sostegno di:
Ministero dei beni e Attività Culturali, Dipartimento dello Spettacolo (Italia), Regione Friuli Venezia-Giulia (ITALIA), Provincia di Udine (ITALIA), Comune di Fagagna (ITALIA), Ministère des Artes et des Lettres de la Communauté Wallonie-Bruxelles (Belgio), Commissariat général aux Relations internationales, Théâtre de la Place (Belgio), Théâtre & Publics (Belgio), Groupov (Belgio), Centre des Arts scéniques (Belgio), Ambassade de France (Belgio)

Superata la boa del decimo anno, l’Ecole des Maîtres, pur mantenendo tra i suoi princìpi la continua evoluzione della formula, tende a orientare le sue sessioni annuali verso laboratori a lunga durata affidati a un unico regista. Si sacrifica quindi l’impulso stimolante provocato, con qualche rischio, dal confronto a breve termine con personalità, materiali e metodi diversi, per dare modo ai ragazzi di approfondire con maggior organicità un determinato tipo di lavoro e una concezione creativa, maturando insieme dei risultati, per quanto sia il processo a interessare; non ci si propone infatti di approdare a uno spettacolo, anche se vari saggi ne potevano vantare in passato la dignità professionale, e si è anche arrivati nel caso del Gabbiano di Eimuntas Nekrosius a mettere in moto una vera produzione successiva , senza peraltro averla finalizzata in corso d’opera. Ma mutano e si rinnovano a ogni appuntamento il tipo di approccio e anche l’oggetto specifico di studio.
Quest’anno, a dirigere l’undicesima edizione è stato chiamato Jacques Delcuvellerie, che già aveva partecipato nel 1990 alla sessione inaugurale di Bruxelles, impegnato assieme ad altri maestri di pratica e di teoria quali Grotowski, Lassalle, Ronconi e Vasil’ev, in una confessione biografica in cui aveva esaltato la formazione come reale momento base per il lavoro futuro dell’attore, da svolgere in un luogo appartato dal mondo, letteralmente definito “una scuola nelle catacombe”. E questo radicalismo, che ha sempre caratterizzato il suo operare, come testimonia il numero limitatissimo di spettacoli creati col Groupov da lui diretto a Liegi, va considerato un’arma determinante d’autodifesa e di attacco per i giovani nel momento d’incertezza perplessa che in Europa e nel mondo vive oggi la società, e di conseguenza anche il teatro che ne costituisce uno specchio. Una testimonianza? Il suo monumentale Rwanda 94, spettacolo sul terzo genocidio dello scorso secolo, che reinventa il teatro-documento coniugando la mera verità con la finzione drammaturgica, l’analisi comportamentale con lo studio della storia, la parola con il video e la musica, la vita con la morte.
Il tema dei quaranta giorni dell’Ecole sarà stavolta un testo fondamentale e per eccellenza politico di Bertolt Brecht: La madre, tratto dal romanzo di Gor’ki, che il regista già montò qualche anno fa al Théâtre National di Bruxelles, rifacendosi con estrema fedeltà e con un esito luminosamente rivelatore al modelbuch dell’opera, cioè all’edizione autentica diretta dallo stesso autore per il Berliner Ensemble: una dimostrazione di straordinaria vitalità non priva di ironia, che fece scalpore in un periodo in cui la drammaturgia dello scrittore di Augusta veniva giudicata da molti un retaggio del passato da dimenticare, insieme alla sua teoria teatrale. Ma il discorso è tornato di grande attualità oggi, in una situazione internazionale segnata da guerre, terrorismo e nuovi fermenti d’impegno giovanile. Come si diceva a proposito di Rwanda 94, Delcuvellerie è più che mai attivo nello studio e nella pratica del teatro politico, e dall’altra parte esiste una nuova generazione ansiosa di incontrare e analizzare profondamente Brecht, di cui conosce solo la leggenda: avvicinarlo significa anche affrontare il discorso musicale al quale la sua opera è strettamente associata. Per introdurre gli stagisti alle composizioni esemplari di Hanns Eisler il regista ha quindi voluto accanto a sé un maestro tedesco dell’importanza di Dirk Vondran e intitolato il corso Teatro epico e canto brechtiano, indirizzandolo quindi a un tempo verso l’analisi di una delle più importanti ricerche espressive del Novecento e all’educazione musicale della voce indispensabile all’attore del nostro tempo.

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