Cervignano | Teatro Pasolini
8 novembre 2001 ore  21:00

Buenos Aires non finisce mai

locandina
anno
2001
testo
tratto dal romanzo "Le irregolari" di Massimo Carlotto
regia
Silvano Piccardi
interpreti
Ottavia Piccolo
musiche
musiche originali Maurizio Camardi
produzione
La Contemporanea 83 e Compagnia del Teatro Moderno

Uno spettacolo testimonianza su una delle tragedie civili forse più "rimosse“ della Storia recente, la tragedia dei desaperecidos argentini. Raccontata al cinema… più volte, e di recente da un film duro e importante come Garage Olimpo di Marco Bechis, la storia dei tanti uomini e donne fatti sparire dalla giunta dei militari viene ora ricostruita anche a teatro grazie all'impegno e alla volontà di una grande attrice italiana, Ottavia Piccolo.
Buenos Aires non finisce mai è ispirato al romanzo Le irregolari (Buenos Aires horror tour) dello scrittore Massimo Carlotto, un lungo sconcertante documento sulla crudeltà e l'orrore perpetrato dagli stati e che mette in luce come il potere ha trasformato i sogni di una generazione in incubi. Dall'agghiacciante e densissima materia del romanzo (dedicato a personaggi e fatti reali avvenuti in tutta l'America Latina), Buenos Aires non finisce mai, interpretato con concentrata e intensa partecipazione da Ottavia Piccolo, diretta da Silvano Piccardi, è un "oratorio laico" che sceglie in particolare di raccontare quanto accaduto in Argentina, e partire da una delle tante storie di desaparicion, che diventa così emblema dell'immensa tragedia che ha segnato quel Paese a partire dalla fine degli anni 70: un'intera generazione - 30.000 uomini donne e bambini - cancellata per volontà e per mano della giunta militare. Ottavia Piccolo in scena è Elsa, una donna che vive in Argentina ai nostri giorni. Il marito le è stato portato via dai militari nel 1978 e da allora è desaparecido. In questi 22 anni Elsa è rimasta come paralizzata dal dolore, non ha fatto nulla per ritrovarlo, per conoscere la verità. Fino al giorno in cui, preparando i documenti richiesti oggi in Argentina per ottenere il risarcimento riconosciuto ai parenti delle vittime, inizia un percorso di conoscenza, incontra le Madri e le Nonne di Plaza de Mayo, scopre a poco a poco quanto è accaduto.

Proporre oggi in Italia una riflessione e una presa di coscienza su questo “buco nero” del XX secolo è un gesto civile che riguarda da vicino la nostra società. Anche perché di recente anche nel nostro Paese sono stati sottoposti a processo alcuni militari della giunta accusati di aver fatto sparire cittadini argentini di origine italiana. Ma il legame “di patrie” e l'attualità giudiziaria non sono gli unici impulsi da cui muove questa operazione: questo spettacolo è un atto d‘accusa implacabile contro l'intera società civile, invitata a fare i conti con la propria disattenzione nei confronti di una tragedia che vede in primo piano non soltanto la responsabilità diretta della giunta militare, ma anche il silenzio colpevole della comunità internazionale. Sullo sfondo dei mondiali di calcio del 1978 e del gioioso clamore mediatico che accompagnato la vittoria in casa dell'Argentina, il racconto di Ottavia Piccolo si sviluppa come una lucida requisitoria contro un potere spietato, dalla parte di tutte le donne, dalla parte della lotta, instancabile, di tutte le madri e nonne di Plaza de Mayo.
Un tema duro e scomodo che questo spettacolo affronta anche con un concreto sostegno alla causa dei desaparecidos: il 50% degli utili dello spettacolo sarà messo a disposizione delle donne della Plaza de Mayo, per contribuire alle spese delle loro numerose e sempre impari azioni di lotta per il ripristino della verità in Argentina e nel mondo.

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