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Udine | Teatro Zanon
29 aprile 2002 ore  21:00
30 aprile 2002 ore  21:00

Quore
per un lavoro in divenire

Quore è pieno di errori, fin dal titolo. È tutto ciò che non si dovrebbe fare. Una tensione contro la forma e contro il bello, questa che Raffaella Giordano e i suoi tre attori-danzatori mostrano in Quore.

locandina
anno
2002
regia
Raffaella Giordano
interpreti
Raffaella Giordano, Aldo Rendina, Doriana Crema, Piera Principe
musiche
Alex Britti, Madonna, P.J.Harvey, Manu Chau, Richard Wagner, Lucio Dalla, Laurie Anderson
produzione
Associazione Sosta Palmizi
in collaborazione con Progetto Regionale Toscana Danza e C.N.D.C. di Angers-L'Esquisse

Premio Speciale UBU 2000

Quore è pieno di errori, fin dal titolo. È tutto ciò che non si dovrebbe fare. È un lavorare sullo sporco, sull'incompiuto, senza una forma fissa. Niente trama, niente scena, un tavolaccio, un disordine da depressione. Corpi di attore: difficile dire che siano dei danzatori, anche nudi, ma di una nudità ballonzolante e crudele.
La coreografa che molti in Italia considerano al vertice della sua generazione sembra in preda a furori. Parrucche e ciarpame teatrale, occhiali da vamp, canzoncine alla moda (Manu Chau, Alex Britti, anche Lucio Dalla e Wagner), travestimenti goffi, vite sgangherate. Una tensione contro la forma e contro il bello, questa che Raffaella Giordano e i suoi tre attori-danzatori mostrano in Quore. Ma rotolarsi nel trash e nella miseria suona come l'inizio di una liberazione, una rigenerazione covata da anni. «Abbiamo lavorato sullo sporco, sullo slabbrato -dice- cercando però un'altra forma: vitale, essenziale. Tutto quello che abbiamo inserito è rischioso. È il tentativo di lasciarci guardare, più che di farci vedere».
Un tentativo riuscito, perché Raffaella, oltre l'adesione del pubblico e i complimenti della critica, ha ottenuto lo scorso anno una segnalazione speciale al Premio Ubu «per aver gettato col suo Quore uno sguardo critico sulla realtà, e più in generale per il coraggio e l'intensità delle scelte». Una bella soddisfazione per uno spettacolo che, neanche a farlo apposta, comincia con un errore. Quore.

Esposti, ci lasceremo guardare, oggetti alla merce del pensiero e del sentire altrui così come nella vita, in un conflitto tenace tra il dovere e il desiderio.

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