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Udine | Teatro Zanon
6 febbraio 2002 ore  21:00

Woyzeck, o l'inizio del capogiro

Josef Nadj e la sua formidabile compagnia portano in scena la storia del soldato Woyzeck che Georg Büchner aveva lasciata incompiuta.

locandina
anno
2002
testo
uno spettacolo di Josef Nadj
libero adattamento da Woyzeck di Büchner
interpreti
Istvan Bickei, Denes Debrei, Samuel Dutertre, Peter Gemza, Frank Micheletti, Josef Nadj, Jozsef Sarvari, Henrietta Varga
musiche
Aladar Racz
produzione
Théâtre National de Bretagne, Centre Coréographique National d'Orléans

Josef Nadj è nato a Kanitsa, piccola enclave ungherese all'interno della ex Jugoslavia, ristretto mondo originario alle cui immagini e cultura il coreografo, che lavora in Francia da quasi venti anni e dirige oggi il Centre Coréographique National d'Orleans, è ancora fortemente legato. Lo si capiva nel suo primo lavoro, Canard péckinois, del 1987, ispirato al ricordo di Kanitsa. Lo si vede anche adesso, ora che Nadj ha deciso di occuparsi di nuovo di Woyzeck. La storia del soldato che Georg Buchner, morto ventiquattrenne nel 1837, aveva lasciata incompiuta, lo accompagna da molti anni, ispirazione e ossessione incuneate come pezzi di vetro nella sua natura di emigrato mitteleuropeo. Il soldato Woyzeck, che per disperazione e gelosia uccide la donna di cui è innamorato, ci viene incontro come un oscuro materiale umano col quale un artista può modellare un'architettura complessa: colpa, innocenza, miseria, assassinio, smarrimento. Nadj e la sua formidabile compagnia di danza lo fanno. Nero, ghignante, fatalista, vittima e buffone, questo Woyzeck di convulsioni e demoni è preda al tempo stesso di esaltazioni e tormenti, gli opposti impulsi che tante volte hanno ispirato gli artisti del Centro e Est Europa, da Dostoevskij a Kafka, dalle regie di Kantor ai racconti di Agota Kristof, la geniale compatriota di Nadj. «Una capriola dei fratelli Marx tra le rovine di Vukovar», ha scritto eccitata la stampa francese al debutto, ad Avignone, di questa coreografia radiosa e funesta.

Le voci che parlano dentro Woyzeck parlano della follia della povera gente, in cui non c'è più legge, in cui la natura prende il posto della legge, ma come un vuoto: bottiglie bevute nelle osterie, chiarori animali nella notte... vedo la tragedia di Woyzeck e di Maria in qualsiasi collocazione di storia o geografia, in un qualsiasi buco della Germania, o sotto il cielo bassissimo del Vornaz...

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