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Colugna | Teatro Luigi Bon
18 febbraio 1994
20 febbraio 1994

Sonia la Rossa

Sonia la Rossa è una storia d’amore tra due giovani comunisti che abitano a ottocentocinquanta chilometri di distanza, negli anni della cosiddetta «morte del comunismo».

locandina
anno
1993
regia
progetto e regia Mariano Dammacco
assistenza alla regia Clarissa Veronico
interpreti
Luca Cirasola, Mariano Dammacco, Angela Iurilli, Francesco Ocelli
scene/luci
luci Luca Cirasola, Paolo Vaccani
produzione
Japigia Teatro - Teatro Kismet Opera

Sonia la Rossa è una storia d’amore tra due giovani comunisti che abitano a ottocentocinquanta chilometri di distanza, negli anni della cosiddetta «morte del comunismo». E la storia di un incontro, è una storia di assenze. Sonia la Rossa è un mito, è una persona, è un’idea.
Parto da una mia necessità di raccontare tutto questo e di farne un mezzo per capire cosa è veramente morto, cosa non lo è e cosa non è mai stato vivo in noi; noi quindicenni del 1985. Ho coinvolto quattro coetanei, Luca, Angela e Francesco, attori e Clarissa che mi assiste nel lavoro di regia, per capirlo insieme da punti di vista differenti.
Partiamo da una storia con una grossa voglia di raccontarla e di farne anche una metafora che non debba essere necessariamente politica o storica ma forse sociale o soltanto di costume.
Sonia ha i capelli rossi come il nostro amore e la nostra rabbia: li lasceremo contaminare, divenire impuri, rosso sporco.
Con il nome Japigia si è indicato approssimativamente l’odierna Puglia, a partire dal 1000 a.C. quando gli Japigi provenienti dall’llliria vi si stanziarono.
Oggi, Japigia è il nome di un quartiere della periferia sud di Bari, uno di quei quartieri in cui non ti puoi vantare di abitare.
Il nostro nome Japigia Teatro è una dichiarazione: di amore e di appartenenza. Di provenienza.
Mariano Dammacco 
 
Ma chi è Sonia la Rossa? Una ragazza intanto, certamente, ma non solo; anche un’idea, un sogno di appartenenza e coesione, una speranza (la Rivoluzione, quella rossa e grande) da inseguire, da celebrare, di appuntamento in appuntamento come per un rituale di corteggia- mento, attraverso l’Italia delle Feste dell’Unità: Genova, Bologna, Reggio Emilia sotto le tende e i sacchi a pelo, tra gli slogan e 1e canzoni. In Sonia la Rossa c’è il corteggiamento della vita, quella vita che nonostante tutto (e nonostante le bugie dei padri) può avere il colore rosso di una vecchia bandiera, o di una giovane bocca, o di una fragola da assaporare prima degli altri, sulla torta del compleanno. I personaggi-attori ritmano lo spazio e il tempo della vicenda in sequenze di semplice e piano incastro nella narrazione, che ha un andamento di memoria frammentata ma coerente. Che fine abbia fatto poi Sonia la Rossa, se sia viva o morta, se sia sposato si affidi magari ad annunzi per cuori solitari è il finale, aperto alle ambiguità della vita, a consegnano alle speranze di ciascuno.
Pasquale Bellini, La Gazzetta del Mezzogiorno

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