Colugna | Teatro Luigi Bon
17 dicembre 1993
19 dicembre 1993

La notte dei mulini

La notte dei mulini è ispirato al Don Chisciotte di Cervantes e in particolare al capitolo XX della prima parte.

locandina
anno
1993
regia
testo e regia Bruno Stori
collaborazione al progetto Marco Baliani
interpreti
Stefano Jotti, Gigi Tapella
musiche
Alessandro Nidi
e...
costumi Evelina Barilli
produzione
Teatro delle Briciole

La notte dei mulini è ispirato al Don Chisciotte di Cervantes e in particolare al capitolo XX della prima parte.
Don Chisciotte e Sancio Panza trascorrono una notte all’addiaccio in un posto reso sconosciuto dall’oscurità totale dove tutto concorre a causare orrore e spavento: un violento scrosciare d’acqua, un misterioso fruscio di foglie e poi grandi colpi cadenzati insieme con stridori di ferri e catene.
Sancio Panza è sopraffatto dalla paura e temendo che Don Chisciotte voglia gettarsi in qualche impresa notturna, comincia a raccontare una storia strampalata, senza finale, sufficiente però a coinvolgere il nobile compagno nel gioco del parlare/ raccontare fino all’alba rasserenante e rivelatrice.
La pazzia è uno degli assi portanti del Don Chisciotte e così i protagonisti de La notte dei mulini sono due folli rinchiusi nella stanza di un manicomio: Romeo Nanetti, alcolizzato cronico e Gino Vacondio detto Nerone, un animale ebete e inoffensivo, Romeo conosce a memoria il Don Chisciotte e non perde occasione per citarne dei brani coinvolgendo il compagno Nerone nell’impresa dell’hidalgo spagnolo.
Il Don Chisciotte è per i nostri due eroi una sorta di vangelo o di Libretto Rosso le cui massime diventano regole di vita per modificare la realtà chiusa e soffocante della stanza.
Romeo e Nerone sono due vittime che coi loro cervelli continuano a distruggere muri, ad aprire spazi, a non arrendersi mai, a «crederci ancora» come cavalieri fuori tempo massimo.
Questo spettacolo prosegue il lavoro già iniziato con la narrazione dell’Odissea di Omero («Il grande racconto»). Anche ne La notte dei mulini la narrazione diventa tematica come nel nostro lavoro: narrare per sconfiggere la paura, narrare per colmare l’attesa, narrare per immaginare, per ridere, per commuoversi, per passare la notte.
Bruno Stori 

Ogni tanto, a teatro, ci si imbatte nella poesia. La notte dei mulini, il nuovo spettacolo che Bruno Stori ha scritto e diretto per il Teatro delle Briciole ha un’intensità e una delicatezza, un’esattezza e un pudore che nessuna abilità sarebbe in grado di riprodurre, che solo l’ispirazione (se mi si consente il ricorso a una parola e a un concetto così scandalosamente antiquati) riesce a far maturare e coesistere secondo la verità istantanea e concreta delle sue regole.
Tutto dalle parole ai gesti dai pochi arredi alla musica e alle luci ha in questa breve cerimonia scenica, che Stori ha progettato con la collaborazione di Marco Baliani, la grazia della necessità e l’imprevedibilità della grazia. Ma (è forse superfluo aggiungerlo) tanta fluidità, tanta assenza di macchinosità e di sforzo sono rese possibili da una ideazione formale e impeccabile e da un’altrettanto impeccabile disciplina esecutiva: il dialogo obbedisce, nella sua apparente «follia», a impulsi ritmici e a simmetrie di estrema precisione, né meno ferrea è la scioltezza cui i due bravissimi interpreti sottopongono il proprio corpo e la propria voce.
Giovanni Raboni, Corriere della Sera

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