Dio
Una rivisitazione improbabile e assurda di generi teatrali diversi, anche se lo spunto è concreto: come trovare un finale ad una tragedia che dovrebbe vincere l’annuale festival del dramma ateniese.
locandinaluci Giuliano Viani
Dio, nonostante il titolo aspro e metafisico, è uno spettacolo dal contenuto semplicissimo: divertire. Si tratta di una rivisitazione improbabile e assurda di generi teatrali diversi anche se lo spunto è concreto: come trovare un finale ad una tragedia che dovrebbe vincere l’annuale festival del dramma ateniese. La ricerca del finale è solo un pretesto, per costruire una commedia andando all’incontrano (dalla fine all’inizio), per una riproposta parodistica di situazioni, personaggi teatrali e cinematografi. Il Dio di Allen ha per una certa forza la struttura di una slabbrata, spassosissima passeggiata nel non senso (che poi invece un senso ce l’ha, e ben preciso). Si ritrovano così i canoni tipici dell’umorismo proprio dell’Autore, delle raffiche di freddure sul senso della vita all’ironia autolesionista nella quale scaricare le angosce sessuali. In questo testo, appartenente al divertente filone teologico di Allen, entra in gioco (e in parodia) anche l’eterno problema della finzione teatrale e letteraria: siamo reali o fittizi, esistiamo davvero o siamo soltanto personaggi di qualcuno (Dio oppure Woody Allen) che regge la fila dietro le quinte.
Naturalmente questi interrogativi metafisici sono puramente pretestuosi, ed hanno il solo scopo di innescare i farseschi meccanismi di una recita continuamente interrotta, dove Atene si confonde con New York, e l’umorismo «ebraico» e cerebrale di Woody Allen con quello padano della Compagnia del Collettivo che non si astiene dalle trovate più guitte per far ridere il pubblico.
La Compagnia del Collettivo nasce nel 1971 ma la maggior parte degli attori e di soci lavorano insieme da oltre 14 anni, provenienti da quell’esperienza che furono i festivals internazionali di teatro e in particolare il festival di Parma attorno a( quale ruotarono fra gli anni 1960-1967 gruppi come il Living Theatre, la Cuedra, Cricot 2, Marowit. Dal nucleo dirigente e artistico di quell’ambiente fu fondato prima il «Collettivo» e poi su basi cooperativistiche, appunto nel 1971, la Compagnia del Collettivo. Oggi la compagnia è una tra le più solide ed importanti esperienze presenti sul panorama del teatro e Io spazio in cui agisce, Teatro Due (un complesso di oltre 3000 mq con tre sale teatrali), una delle più interessanti formule di gestione scaturite in Italia dopo la nascita dei Teatri Stabili e dei circuiti pubblici.
La produzione della Compagnia del Collettivo è di molte decine di spettacoli e supera abbondantemente le 2000 rappresentazioni. Alcuni allestimenti sono di carattere sperimentale o d’occasione, mentre dodici di questi (uno per anno) caratterizzano con puntualità le scelte artistiche operate dalla cooperativa. Le linee di lavoro sono a carattere biennale, mentre dopo il 78/79 divengono triennali.
Allestimenti: Il Re è Nudo, La colpa è sempre del diavolo, Il tiglio di pulcinella, Romanzo Criminale, Il quinto Stato, Garguantua et Pantagruel, I viaggi straordinari di Giulio Verne, Amleto, Macbeth, Enrico IV, Murder, Dio.
Gli spettacoli della Compagnia del Collettivo sono annualmente presenti nei cartelloni e nei Festivals delle più importanti città europee tra cui: Nancy, Zurich, Bruxelles, Marseille, Hamburg, Amsterdam, Berlin, Wien.



