Udine | Teatro Zanon
23 febbraio 1984
24 febbraio 1984

Le pupille veut être tuteur

Le pupille veut être tuteur

Le pupille è un testo senza testo, una sorta di lunga didascalia, minuziosa e perfetta in ogni suo particolare, tanto da squarciare il sipario della comunicazione verbale, da renderla inutile e sovrastrutturale.

locandina
anno
1984
testo
Peter Handke
regia
Phillippe Von Kessel
interpreti
Yves Hunstand, Rudi Van Vlaenderen
produzione
Théâtre Atelier Rue S.te Anne

Le pupille veut être tuteur, testo pubblicato da Handke nel 1968, rappresenta la logica continuazione della ricerca iniziata dall’autore con opere come Insulti al pubblico o Kaspar e che avevano come tema dominante l’insurrezione contro le manipolazioni che il linguaggio impone alla coscienza umana e la conseguente passività del pubblico: popolo nei confronti dell’autorità costituita.
Le pupille è un testo senza testo, una sorta di lunga didascalia, minuziosa e perfetta in ogni suo particolare, tanto da squarciare il sipario della comunicazione verbale, da renderla inutile e sovrastrutturale. Gli attori recitano senza parole un’analisi del potere attraverso la loro immutabile quotidianità e solo gradualmente essi divengono protagonisti e i loro comportamenti sono emblemi di altrettante azioni sociali, dei rapporti di forza che regolano il vivere pubblico: l’autorità, la ribellione, la presa del potere. L’assenza di parole non significa però che l’incomunicabilità sia già arrivata all’apice nel senso beckettiano, al contrario Handke costruisce lo spettacolo con momenti di azione silenziosa, dei momenti in cui non è necessario parlare, momenti automatici che rispecchiano la ripetitività e il mutismo del quotidiano.
I protagonisti vengono rappresentati come un padrone e un lavorante in un ambiente rurale, ma il discorso sul potere rimane aperto a qualsiasi rapporto che prevede una supremazia.
Dietro le loro maschere, il silenzio della contestazione, senza possibilità di contraddizione.
Il potere rende muti.
In questo silenzio una strategia cosciente, un’offensiva diretta contro il teatro di consumo, le convenzioni prefabbricate, la manipolazione dello spettatore. Tutta l’opera è un invito alla libertà degli uomini di teatro a creare, essi stessi, partendo da ogni gesto, un senso nuovo che gli appartenga. Alla libertà degli spettatori di appropriarsi, ogni sera, per la prima volta, di questi segni e di arricchirli con la loro immaginazione, le loro emozioni e le loro sensazioni.

L’Atelier Rue S.te Anne di Bruxelles è un centro di produzione e di promozione dell’Arte in tutte lo sue discipline; è un punto di riferimento di artisti di fama europea che qui si incontrano e si arricchiscono vicendevolmente in funzione di nuove ispirazioni e creazioni d’avanguardia.
Dal punto di vista più strettamente produttivo l’Atelier ha messo in scena a partire dal 1973 venti importanti spettacoli avvalendosi di prestigiosi collaboratori.
L’Atelier si può definire una compagnia «modulare» nel senso che non è un gruppo formalizzato e statico, bensì un insieme di attori e registi che di volta in volta propongono testi e lavori diversi. Il Filo conduttore delle esperienze condotte dall’Atelier consiste nell’esplorazione degli autori contemporanei europei (Kroez, Fassbinder, Wenzer, Dacia Maraini).
Dopo il grande successo della loro unica apparizione in Italia (Festival Internazionale di Santarcangelo 1983), l’Atelier parteciperà a Teatro Contatto presentando il suo ultimo allestimento che è stato prodotto con L’Aide des Commissions Française et Néerlandaise de la Culture de I'Agglomération de Bruxelles.

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