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Udine | Teatro Palamostre
February 5, 2011 ore  21:00

Dies Irae_ 5 episodi intorno alla fine della specie

Conto alla rovescia di 60 minuti sulla fine della specie.

CREDITS
year
2010
text
creazione collettiva Teatro Sotterraneo
cast
Sara Bonaventura, Iacopo Braca, Matteo Ceccarelli, Claudio Cirri
set & lighting design
luci Roberto Cafaggini
additional details
scrittura Daniele Villa
costumi Lydia Sonderegger
graphic design costumi Claudio Paganini
production
una produzione Teatro Sotterraneo / Fies Factory One
in coproduzione con Centrale Fies / Area06 / Operaestate Festival Veneto
in collaborazione con Inteatro / Scenari danza 2.0 Amat Regione Marche
col sostegno di Teatri del Tempo Presente / Regione Toscana / Comune di Firenze

inter_attivi

Dies irae cronometra 5 diversi episodi di archeologia del presente, diversi in tutto per estetica, formato, dialogo con il pubblico, ma con un interrogativo comune di fondo: quando l'estinzione dell'umanità si sarà compiuta, quali saranno i relitti del suo passaggio su questa terra? Alla questione potremo suggerire risposte per primi noi spettatori. Via sms, partecipando a giochi radiofonici in diretta, gareggiando a un’asta di antichità polverizzate...

“Non potrai mai camminare a fianco di un neandertaliano. Non potrai mai nemmeno parlare con un mesopotamico oppure osservare il cielo con un maya. Non vedrai l’arrivo di una delegazione aliena sul maxischermo e non vedrai il sole diventare supernova. In realtà non ti sei visto nascere e non ti vedrai nemmeno morire. Il presente è un tempo storico. Il presente è una convenzione. Il presente è soprattutto un perimetro d’azione. Per colonizzare passato e futuro possiamo immaginare due archeologie opposte: una che dissotterri il passato e una che sotterri il presente in attesa di un dissotterramento futuro. Abbiamo sempre seguito delle tracce e non potremo non lasciarne di nuove. Ognuno viva e canti il suo tempo e poi torni alla polvere. Alleluia”.
Teatro Sotterraneo

... i lunghi applausi tributati al Teatro Sotterraneo non sono casuali: il gruppo, che con Babilonia Teatri è forse l'espressione più matura della nuova scena italiana, sa infatti combinare l'assoluta semplicità di mezzi con un pensiero teatrale complesso, che scompone e ricompone di continuo la struttura drammaturgica, sa unire l'ironia, la leggerezza alla ricerca di significati più meditati.
Renato Palazzi, Il Sole 24 ore

Dies irae – 5 episodi intorno alla fine della specie, titolo altisonante per un lavoro che mescola minimalismo e tratti di forte ironia. Ma il contrasto sembra quantomai ricercato, perché il primo episodio introduce l’apocalisse parlandoci del rapporto ammiccante che l’arte ha intrecciato con la violenza. (...) Il rallenty di alcune sequenze, i colpi da arte marziale alla “Matrix”, fanno sembrare il tutto una versione unplugged di un film di Tarantino; ma la violenza, per quanto stilizzata, arriva ed è reale. Il cortocircuito tra realtà e rappresentazione, che ci mantiene freddi davanti al massacro quotidiano di cui sono fatti i tempi di “enduring freedom”, che non ci permette di distinguere il vero dal falso, né di soffrire del dolore se non ha avuto una adeguata post-produzione, è già un po’ la fine della nostra specie (almeno come specie solidale).

(...) Queste variazioni sul tema del nichilismo odierno, proseguono attraversando alcuni rovelli ricorrenti della creazione contemporanea, come il rapporto interattivo col pubblico, che tratteggia l’ombra piuttosto sinistra di una democrazia dove l’unica partecipazione possibile è quella del televoto e del gioco a premi, una democrazia svuotata del suo potenziale quanto lo sono a teatro i termini “avanguardia” e “rottura della quarta parete”.
Graziano Graziani, Carta e carta.org

www.teatrosotterraneo.it

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