Cervignano | Teatro Pasolini
19 marzo 2001 ore  21:00

Minetti
ritratto di un'artista da vecchio

locandina
anno
2001
testo
Thomas Bernhard
traduzione di Umberto Gandini
regia
Monica Conti
interpreti
Gianrico Tedeschi, Marianella Laszlo
e con Gianfranco Candia, Raffaele Spina, Laura Bussani, Antonio Merone, Stefano Podlipnik, Francesco Manzini
scene/luci
scene Giacomo Andrico
e...
costumi Stefano Nicolao
produzione
produzione A. Artisti Associati

Nell’atrio di un grande albergo, un vecchio attore attende l’arrivo del Direttore del Teatro di Flensburg per gli ultimi accordi in vista dell'allestimento di un nuovo Re Lear, in occasione del bicentenario del teatro. Ma il direttore non si presenta. L’attesa diventa lunga e il vecchio (senza potere come il Lear dopo la rinuncia in favore delle figlie) chiede inutilmente di essere ascoltato a figure di passaggio che vivono altre disperazioni, o semplicemente altre “stagioni”. Si sviluppa da questa ambigua situazione l'intreccio di Minetti - ritratto di un artista da vecchio, il testo teatrale che il drammaturgo austriaco Thomas Bernhard scrisse per fare un regalo personale al grande attore Bernhard Minetti, regalando anche a se stesso un'ora e mezza di felicità quando poi se lo vide in scena, quel sublime clown di Minetti, attore preciso come un orologio e nello stesso tempo libero e creativo.
Lo spettacolo è ora prodotto in una nuova versione per l'Italia dalla compagnia Artisti Associati. La regia dello spettacolo è di Monica Conti, mentre il ruolo del protagonista è affidato ad uno dei più grandi interpreti del teatro italiano: Gianrico Tedeschi, perfetto nel dosare smarrimento e ironia nella parte dell’anziano attore, che si ritrova, alter ego di un Re Lear, solo e abbandonato nella notte più folle e surreale dell‘anno. Un Capodanno che Bernhard non esita a popolare di una folla di personaggi in cui ogni traccia di umanità sembra essere scomparsa sotto impressionanti e impietosi mascheramenti. "Come tutte le opere di Bernhard - spiega la regista - anche questa è costituita da un flusso di parole ininterrotto, in cui la fine e il principio convergono in una "assoluta circolarità vuota di accadimenti". E, come sempre, queste parole vengono fatte uscire dalle bocche di un'umanità che balbetta frasi smozzicate o tenta di "resistere" attorcigliandosi lungo la spirale del soliloquio".

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