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Il principe di Homburg di Cesare Lievi da marzo 2012 in tournée

9 marzo 2012, ore 21
Cormòns (GO), Teatro Comunale
13 e 15 marzo 2012, ore 19.30
14, 16 e 17 marzo 2012, ore 20.45
18 marzo 2012, ore 15.30
Torino, Fonderie Limone (Moncalieri)
21-22 marzo 2012, ore 21
Reggio Emilia, Teatro Ariosto
29-30 marzo 2012, ore 20.45
Vicenza, Teatro Comunale
13-14 aprile 2012, ore 21
15 aprile 2012, ore 19
Cagliari, Teatro Massimo
18-21 aprile 2012, ore 20.30
22 aprile 2012, ore 16
Genova, Teatro della Corte
24-28 aprile 2012, ore 20.30
29 aprile 2012, ore 16
Milano, Teatro Elfo Puccini, Sala Shakespeare
3-6 maggio 2012
Modena, Teatro Storchi

Il principe di Homburg
di Heinrich von Kleist
traduzione e regia di Cesare Lievi
drammaturgia Peter Iden

scene Josef Frommwieser
costumi Marina Luxardo
disegno luci Gigi Saccomandi

personaggi e interpreti

Principe elettore del Brandeburgo Stefano Santospago
Principessa elettrice Ludovica Modugno
Principessa Natalia D’Orange Maria Alberta Navello
Feldmaresciallo Dörflin Emanuele Carucci Viterbi
Principe di Homburg Lorenzo Gleijeses
Colonnello Kottwitz Graziano Piazza
Hennings Fabiano Fantini
Conte Truchss Sergio Mascherpa
Conte Hohenzollern Andrea Collavino
Capitano von der Goltz Paolo Fagiolo
Conte Reuss Fabiano Fantini

una co-produzione
Teatro Nuovo Giovanni da Udine
CSS Teatro stabile di innovazione del FVG  

Mettere in scena oggi Il Principe di Homburg di Kleist non è solo ricordare il duecentesimo anno della sua morte, ma significa fare il punto sulla tenuta culturale e umana della poesia di uno tra i più sconvolgenti e contradditori poeti drammatici del passato. Al di là del prussianesimo di cui è imbevuto, c’è nel suo teatro qualcosa che parla con urgenza allo spettatore d’oggi?
E se c’è, in che cosa consiste, e come si articola?
La nostra messa in scena vuole rispondere a queste domande e per farlo punteremo non tanto sul dramma di chi si trova dilaniato tra sentimento e legge, libertà e obbedienza, inconscio e norma, ma sulla proposta kleistiana (tutta moderna) di una possibile soluzione: da ogni conflitto si esce grazie a un sogno.

Non importa se è destinato a cedere e crollare sotto il principio di realtà. Questa non è assoluta: in essa si può annidare un altro sogno in grado di metterla in discussione, e così via all’infinito. Senza sogno, senza la sua forza, non c’è vita.
In uno spazio neoclassico, sospeso e irreale, dieci attori sempre in scena daranno vita, con la fluidità, la precisione e la vaghezza tipica dei sogni, a una vicenda fortemente drammatica e incalzante, in cui l’immaginazione (e l’inconscio che la determina) si presenta come forza fondamentale per decidere la vita, il suo senso e il suo destino.