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Udine | Teatro Palamostre
9 marzo 1995
12 marzo 1995

Amleto

La storia di Amleto, con la sua vocazione politica, con le sue ferite aperte, con i personaggi che si inseguono per rifare i conti, con l'ineluttabilità del destino e con le vendette che premono.

locandina
anno
1995
testo
William Shakespeare
traduzione Cesare Garboli
regia
Elio De Capitani
interpreti
Ferdinando Bruni, Francesco Acquaroli, Pia Lanciotti, Gabriele Calindri, Fabiano Fantini, Luciano Scarpa, Giancarlo Illari, Andrea Renzi, Alessandro Quattro
produzione
TeatridiThalia - Teatro dell'Elfo

La storia di Amleto, con la sua vocazione politica, con le sue ferite aperte, con i personaggi che si inseguono per rifare i conti, con l'ineluttabilità del destino e con le vendette che premono, appare come la tragedia della società in trasformazione, della necessità di cambiare, dei tempi che vanno rimessi in sesto. AI centro di una tragedia famigliare, di una storia d'amore, di una cronaca politica, di un dramma escatologico, di una disputa sulla tensione tra teoria e prassi, di una ribellione esistenziale, Amleto ci invita a seguirlo sempre oltre. In una corte rigidamente strutturata nei rapporti sociali, dove le gerarchie non si discutono, il linguaggio del Principe - illuminato dalla morte - apre una prospettiva del tutto nuova, rivolta agli uomini più che alla Storia. E se in passato appariva suggestiva ogni interpretazione basata sulla dialettica come strumento capace di dare conto della realtà sociale e delle sue manifestazioni oggi è l'intuizione, la percezione intellettuale di Amleto a darci un messaggio diverso. Altro che dubbi amletici: in nome dell'amore il nostro personaggio s'arrabbia, si rivolta, si fa astuto, trama, viaggia, organizza, predica, combatte, agisce... e anche quando si rende conto che proprio nel momento in cui la sfida è lanciata, il mondo lo tradisce, destinandolo alla sconfitta, riesce a mantenere la lucidità per passare il testimone a Orazio. Un intellettuale organico, lo si potrebbe definire con termini d'altri tempi. Uno di quegli individui buoni, vitali, pacifici, che l'indignazione accende e consuma fino alla morte.

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