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Bermudas

Esito di un percorso sviluppato in un sistema di Residenze artistiche che ha compreso anche Udine e il progetto Dialoghi a Villa Manin, Bermudas è un lavoro coreografico di MK, la compagnia di danza contemporanea fondata da Michele Di Stefano. MK ci affascina con la sua capacità di attivare un sistema di movimento basato su regole semplici e rigorose che producono un moto perpetuo.

locandina
anno
2017
testo
ideazione e coreografia Michele Di Stefano
interpreti
Philippe Barbut, Biagio Caravano, Marta Ciappina, Sebastiano Geronimo, Luciano Ariel Lanza, Flora Orciari, Annalisa Rainoldi, Loredana Tarnovschi
musiche
Kaitlyn Aurelia Smith, Juan Atkins/Moritz Von Oswald, Underworld
produzione
mk 2018 in collaborazione con AMAT, Residance/Dance Haus Milano, Dialoghi - Residenze delle arti performative a Villa Manin, Una diversa geografia/Villa Pravernara Valenza

10 febbraio ore 21
Udine, Teatro Palamostre, Sala Pier Paolo Pasolini

al termine dello spettacolo, Michele Di Stefano e i danzatori incontrano il pubblico

Esito di un percorso sviluppato in un sistema di Residenze artistiche che ha compreso anche Udine e il progetto Dialoghi a Villa Manin, Bermudas è un lavoro coreografico di MK, la compagnia di danza contemporanea fondata da Michele Di Stefano e che riavremo a Udine durante la stagione. Bermudas è un dispositivo pensato per un numero variabile di interpreti (da tre a tredici), intercambiabili tra loro, che tende alla costruzione di un luogo carico di tensione relazionale, un campo energetico molto intenso (a cui il nome Bermudas ironicamente fa riferimento) attraversato da una spinta alla comunicazione immediata, necessaria per generare uno spazio sempre accessibile a qualunque nuovo ingresso. MK ci affascina con la sua capacità di attivare un sistema di movimento basato su regole semplici e rigorose che producono un moto perpetuo. Vedremo come ogni performer le adotterà come condizione per esistere accanto agli altri e costruire un mondo ritmicamente condiviso.

“Il lavoro è ispirato dalle teorie del caos, dalla generazione di insiemi complessi a partire da condizioni semplici, dai sistemi evolutivi della fisica e della meteorologia. Il risultato finale tende alla costruzione di un luogo carico di tensione relazionale, un campo energetico molto intenso (a cui il nome Bermudas ironicamente fa riferimento) attraversato da una spinta alla comunicazione immediata, necessaria per generare uno spazio sempre accessibile a qualunque nuovo ingresso.
Lo spettacolo è costruito per essere un sistema inclusivo e permeabile; ogni apertura al pubblico è dunque una finestra aperta su uno dei possibili cast ma anche sull’unico obiettivo del lavoro: la costruzione di una danza che permetta continuamente alla danza di qualcun altro di trovare spazio.
L’impianto coreografico dipende in maniera cruciale dalle caratteristiche singolari dei performer:  immettere punti di vista differenti sull’uso dello spazio, la prossemica tra i corpi o il modo in cui viene percepita l’attività di danza in un rituale collettivo, trasforma immediatamente la coreografia in un progetto di incontro e mediazione tra individui che possono essere i più disparati e i più lontani tra loro per attitudine, organizzazione gestuale e intensità espressiva. E per gestione del malinteso.”
MK

www.mkonline.it

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