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Cabe, a VHS Elegy

Giulia Bean

locandina
anno
2020
testo
di e con Giulia Bean
dramaturg Chiara Braidotti
scene/luci
costume designer Lucia De Monte
scenotecnico Andrea 'Fiamma' Vida
progettazione scena Luigina Tusini
disegno luci Maria Virzì
e...
cura del movimento Vittoria Guarracino
produzione
creazione realizzata con il supporto di Dialoghi Residenze delle Arti Performative a Villa Manin  / Festival In/Visible Cities, TRAC_Centro di residenza teatrale pugliese - Crest - TaTÀ di Taranto, PimOff di Milano
una produzione CSS Teatro stabile di innovazione del FVG

Cabe è un elegia danzata, un archivio riscoperto, una raccolta analogica di memoria collettiva sull’essere padri e un groviglio di ricordi personali.
A dieci anni dalla scomparsa di mio padre Carlo Bean, Cabe, ho (ri) scoperto il suo archivio composto da 349 videocassette, numerate solamente sulla costa laterale, in cui all’interno ci sono per lo più film registrati dalla televisione. Il motivo? Ad oggi rimane ignoto ed è una delle domande senza risposta di questo progetto.

Visionando le cassette come un’archeologa, ho cercato se ci fossero dei pattern ricorrenti, o se snocciolando i titoli uno dopo l’altro avrei ritrovato la soluzione al mistero. Invece no, forse solo mio padre sapeva l’ordine segreto o forse non c’era nessun ordine ma solo randomicità. Infatti possiamo trovare cassette monotematiche su Woody Allen, cinepanettoni accostati a film selezionati al festival di Cannes, o ancora Kurosawa e un porno fine anni Ottanta.

Nel processo di rivedere le videocassette ho scoperto che mio padre non era l’unico a voler “inscatolare” il presente. Il suo archivio, per diversi motivi, si avvicina molto alle Time Capsules di Andy Warhol. Durante i suoi ultimi tredici anni di vita, l’artista ha catalogato e preservato oggetti di varia natura in alcune scatole – tra le 608 e le 610, contenenti più o meno 300.000 oggetti. A volte, al numero della scatola corrisponde il numero degli oggetti contenuti, ma non è sempre così.
All’interno di queste Time Capsules troviamo le cose più disparate: biglietti di gallerie, pubblicità postali, cibo in scatola, lettere dei fan mai aperte, un piede mummificato, oggetti usati e oggetti ancora nelle confezioni originali.
In questo ecosistema di archivi danzati su nastro magnetico coabitano, assieme ai film, i ricordi della memoria collettiva, generazioni di padri e figlie attraverso un intreccio di racconti identitari. La domanda che muove la ricerca coreografica è: cosa rimane di noi negli oggetti che lasciamo? E ancora, posso trovare un archetipo di paternità in un archivio personale? Cosa posso definire di mio padre attraverso il suo archivio?
Giulia Bean

La resa scenica di questo processo sul tema della paternità è la creazione di un universo parallelo, una quarta dimensione oltre la quarta parete, in cui coabitino il movimento e una vallata di videocassette.
In un mondo ricoperto di plastica e nastro magnetico nasce Cabe, una creatura senza tempo che vive nella memoria e ci accompagnerà in questo ultimo viaggio: un’elegia per un essere ancora vivo.
Le diapositive di famiglia, il filamento di nastro magnetico, gli elenchi di film, gli schedari emotivi e la partitura coreografica diventano reliquie da custodire gelosamente.
Il movimento e la parola si intrecciano. Pubblico e interprete saranno assieme archeologi e neurologi alla ricerca di quel luogo cerebrale intorno al cuore del ricordo.

Durata: 45 minuti

Immagini

Tournée

prima assoluta
25-26 gennaio 2020, ore 19
Teatro Contatto 38
Udine, Teatro S. Giorgio

9 maggio 2021, ore 20.30
Off Label_rassegna per una nuova danza
Udine, Lo Studio
14 gennaio 2022, ore 20.45
Monfalcone (GO), Teatro Comunale