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Udine | Teatro S. Giorgio, Sala Harold Pinter
February 3, 2017 ore  21:00

La parola padre

Patria e padre hanno la stessa radice semantica.  Sei donne di 4 paesi diversi – Bulgaria, Polonia, Italia e Macedonia – provano a chiudere i conti in sospeso con il luogo da dove vengono, con i padri a cui devono qualcosa o da cui fuggono. Vacis raccoglie racconti, frulla identità fluide, in scintille di senso.

CREDITS
year
2017
text
drammaturgia e regia Gabriele Vacis
cast
Irina Andreeva (Bulgaria), Alessandra Crocco (Italia), Aleksandra Gronowska (Polonia), Anna Chiara Ingrosso (Italia), Maria Rosaria Ponzetta (Italia), Simona Spirovska (Macedonia)
set & lighting design
scenofonia e allestimento Roberto Tarasco
additional details
coordinamento artistico Salvatore Tramacere
assistente alla regia Carlo Durante
training Barbara Bonriposi tecnico Mario Daniele, Alessandro Cardinale
production
Cantieri Teatrali Koreja

2 febbraio ore 21
Cervignano, Teatro Pasolini
3 febbraio ore 21
Udine, Teatro S. Giorgio, Sala Pinter

Il 3 febbraio, al termine dello spettacolo, la compagnia incontra il pubblico

Nell'ambito del ciclo ‘Incontriamoci in biblioteca’ venerdì 3 febbraio 2017 ore 17.30 in Sala Corgnali presso la Sezione Moderna della Biblioteca Civica "V.Joppi" di Udine, il direttore artistico di Cantieri Teatrali Koreja, Salvatore Tramacere e le attrici raccontano: LA PAROLA PADRE / ingresso libero



La parola padre
è uno spettacolo di donne. Gabriele Vacis unisce in scena sei donne di quattro diversi Paesi e culture e le mette a confronto nella loro relazione con la figura paterna. Tutte hanno conti in sospeso con la loro patria, tutte hanno questioni aperte con i loro padri. In quanti modi si può dire padre? In quanti modi si declina la relazione con questa figura di riferimento, in presenza o in assenza? Immagini, danze, musiche, dialoghi e parole frullano identità impossibili, mobili, fluide.

Sei giovani donne si incontrano in uno dei tanti crocevia del presente. Quei non luoghi che frequentiamo senza vedere. Ola, Anna Chiara, Simona, Irina, Alessandra, Rosaria. Tre sono italiane, una è polacca, una è bulgara, una è macedone.
Tutte parlano più o meno inglese.
Quali sentimenti coltivano sei ragazze di nazionalità diverse, che si parlano attraverso una lingua comune superficiale?
Hanno memorie comuni? Che storie possono raccontarsi e raccontare? E, soprattutto hanno una storia comune da raccontare?
Con le sei ragazze ho fatto lunghe interviste che ho ripreso in video. Più che interviste sono sedute psicanalitiche.
Ho chiesto loro di raccontarmi quando hanno avuto davvero paura, quando si sono sentite al sicuro.
La paura è il sentimento dominante del nostro tempo. Perché possediamo tanto. Perlopiù cose. Quindi abbiamo paura che gli altri, che il resto del mondo, a cui abbiamo rubato il tanto che abbiamo, ci presenti il conto. Abbiamo paura che ce lo portino via.
Alle sei ragazze ho chiesto di raccontare storie, non ho chiesto opinioni.
Sono venute fuori testimonianze diverse: se una ha vissuto sei, sette anni sotto il comunismo, ha paure e desideri diversi da una che discende da Alessandro il Macedone.
Per queste ragazze è molto importante raccontare il padre. I loro padri…fino ad Alessandro il Macedone. E la parola padre ha la stessa radice semantica della parola patria.
Gabriele Vacis

Uno spettacolo dinamico, una drammaturgia poetica ma dallo stile impetuoso e graffiante, una scrittura di scena che restituisce le dinamiche attualissime di donne alla ricerca della propria individuazione che può essere agita solo attraverso la fuga, la negazione di una identità, quella del padre e delle patrie disfatte del comunismo ma anche della società patriarcale… Per ripartire col coraggio delle donne.
Renzia d’Inca – Rumor(s)cena

www.teatrokoreja.it

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