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Residency 27 - About:Blank / Lisa Moras

DIALOGHI / RESIDENZE DELLE ARTI PERFORMATIVE A VILLA MANIN

Residenza 27
Villa Manin, Spazio Residenze
ABOUT:BLANK / LISA MORAS (IT)
4 - 18 dicembre 2019
Terreno fertile

Lisa Moras AGG foto per sito.jpg

Residenza aperta al pubblico

lunedì 16 dicembre 2019, ore 20
Villa Manin di Passariano, Spazio Residenze 

ingresso libero, prenotazione consigliata: t.+39 0432 504765, residenzevillamanin@cssudine.it

Equipe in Residenza
Lisa Moras
, autrice
Alberto Biasutti, sound designer, light designer
Stefano Zullo, scenografo
Anna Tringali, Giacomo Rossetto, Natalie Norma Fella, Daniele Palmeri, attori e performer

Terreno fertile si inserisce in un percorso di indagine drammaturgica e di linguaggio scenico della compagnia about:blank.
La volontà è quella di creare drammaturgie contemporanee che indaghino l’uomo di oggi in relazione all’elemento tecnologico e al web, e che allo stesso tempo si interroghino su come portare in scena questo nuovo “attore” multimediale che sempre più chiede di essere rappresentato, sempre più necessita di essere messo in relazione con la persona e di avere una specifica voce sulla scena.

Terreno fertile
vuole indagare il mondo delle percezioni, vuole domandarci come cambia la percezione del reale in relazione alla proliferazione di news e fake news.
Come esercitano controllo (dipendenza) su di noi quegli strumenti su cui dovremmo essere noi ad esercitare un controllo? Quanto mondo entra nelle pareti di casa nostra quotidianamente? Quanto sapere non richiesto abbiamo a disposizione e come questo sapere è in grado di generare un conflitto con la conoscenza precedentemente acquisita? Come questa conoscenza, anche se esperita, soccombe di fronte alla marea di informazioni che ci viene chiesto di saper gestire oggi e come - sforniti di strumenti per navigare in questo universo - finiamo per sentirci svuotati, dubbiosi, smarriti, spaventati, arrabbiati e infine pericolosi?

Lo stimolo è nato durante un laboratorio di drammaturgia di Teatro Utile presso l’Accademia dei Filodrammatici di Milano. Il laboratorio aveva come tema l’amplificazione della paura tramite fake news, nello specifico le fake news riguardavano il tema dei migranti.
Ma la fake news, la news più generica, il problema delle fonti e di come le notizie rimbalzano nel web fino ad arrivare sulle nostre tavole, nei nostri letti, nel nostro quotidiano è una grande tematica aperta del giorno d’oggi che si lega a doppio filo all'argomento informazione, notizia, verità, alle nuove dipendenze da web, ai comportamenti sociali e ai fenomeni quali novax, terrapiattisti e “complottismi” vari, alla svalutazione del sapere, alla perdita di credibilità delle fonti autorevoli, alla sfiducia nei confronti dello studio, all’ovvia strumentazione politica e ricaduta economica del fenomeno stesso. La storica fake news “Napoleone è morto” mandò in tilt la borsa di Londra nel lontano 1814.

Che l’uomo oggi sia smarrito in una realtà fluida in cui la distruzione dei vecchi modelli non ha saputo generare una proposta di modelli alternativi, ma solo un grande movimento di costante distruzione, può anche essere letto come motore drammatico necessario, come sofferenza obbligata per un grande cambiamento sociale (si spera positivo) che pretende di passare attraverso il disfacimento.
Ma cosa stiamo perdendo in questo frangente? A cosa stiamo andando incontro nell’immediato? Come la nostra instabile realtà muta nell’oggi, come condividiamo la temporalità di questo presente con gli altri individui?
Con Terreno fertile vogliamo mettere in scena questo sgretolarsi dell’animo umano, lo scivolamento verso posizioni radicali in un epoca di vertiginosi, incessanti e costanti mutamenti. Vogliamo mettere in scena un’umanità che si sente in guerra quando in guerra non è, un’umanità che potrebbe agire sul reale ma che del reale non ha consapevolezza e cammina su un terreno minato le cui mine divengono reali sono per la propria volontà distruttiva. Terreno fertile è titolo e anche simbolo di creazione, di un ventre predisposto all’inseminazione e alla generazione, luogo dell’animo primitivo in cui attecchisce e prolifera questo smarrimento, un luogo di irrazionalità ancestrale così potente da saper distruggere in breve tempo ciò che l’umanità ha costruito in secoli di delega del sapere, di condivisione della conoscenza e di fiducia nelle menti altrui. Ho sentito l’urgenza di confrontarmi con questa forma di paura epidermica, quest’ansia generalizzata che noi stessi nutriamo cercando notizie che ci facciano sentire sempre più spaventati, perché ormai dipendiamo da questo senso di malessere e da questa disinformazione. Questa paura giustifica la rabbia di una società intera.

LA FAMIGLIA E LA MADRE DISTRUTTRICE
Da queste riflessioni nate nel contesto del bando Teatro Utile sono emersi dei primi testi, scene ancora abbozzate che hanno come fuoco centrale le fake news sugli immigrati (il progetto non vuole però riferirsi a quella sola tematica). Al di là dell’incompiutezza di testi nati in un contesto di laboratorio ciò che continua a stimolare la mia voglia di procedere in questa direzione (così come stimola l’interesse della compagnia) è l’aver individuato la chiave dei personaggi: una famiglia medio borghese contemporanea. Madre, padre e figlia adolescente.

La parabola è quella di una famiglia media, mediamente colta, borghese, privilegiata come può esserlo una giovane famiglia di genitori laureati che lavorano e che vivono “bene” in un ambiente confortevole, con lavori stimolanti e con tutti gli strumenti che la modernità mette a disposizione. All’interno di questo mondo protetto il media scarica incessantemente una dose quotidiana di news che vengono assorbite dalla famiglia. Queste notizie fondate e dubbie , utili e inutili, impalpabili, lontane iniziano a mutare la percezione del reale nella madre. Il quotidiano passa dall’essere accogliente a pericoloso e gli sforzi razionali che lei cerca di imporsi non servono a placare l’incessante bisogno di nutrire la sua stessa paura. Senza quasi accorgersene inizia a barricarsi, la sensazione di pericolo genera misure di difesa, il bisogno di proteggere la prole è un imperativo. Il piano del reale, il luogo degli affetti diviene terreno di battaglia, la famiglia entra in guerra modificando il Dna stesso delle relazioni affettive.

La madre, protettrice e terreno fertile per eccellenza, è pronta a tutto pur di proteggere la figlia e si scontrerà con un padre giovane e distratto che si accorge troppo tardi di essere in guerra e di dover prendere una posizione. Reagirà con violenta razionalità, diventando sostenitore della verità a tutti i costi (questo elemento mi interessa particolarmente perché pone l’accento su uno studio fatto all’università Ca' Foscari di Venezia e condiviso a livello europeo in cui si dimostra che ogni tentativo di debunking, ogni tentativo quindi di dimostrare la falsità di determinate informazioni ottiene il risultato opposto a quello sperato: le posizioni di coloro che credono alle fake news si cristallizzano sempre di più).
La figlia diviene logico terreno di battaglia fra razionale e irrazionale, fra ciò che pretende di essere vero e il dubbio che serpeggia.

Mi interessa molto questo personaggio di madre, vigorosa e terribile perché credo nel forte potere generativo femminile e nel corrispondente potere distruttivo. Mi stimola esorcizzare la parte distruttiva femminile con un testo che la lasci esplodere e che conduca la protagonista alle estreme conseguenze.
La volontà di distruzione di questo progetto nasce per lasciare spazio e terreno (fertile) all’idea che la donna possa essere chiave per generare un cambiamento positivo. In questo senso questa madre è una sorta di Medea contemporanea, consapevole, che volontariamente fagocita e uccide lo spirito della figlia a favore della paura. Su di lei la paura vince e se vince sulle donne vince su tutto, perché vince su un terreno prolifico, vince su un terreno generativo e lo rende arido.

SPUNTI E RIFERIMENTI
In questo periodo di “pensiero” ho cercato materiale che mi potesse aiutare ad orientarmi e a comprendere come affrontare il tema in maniera scientifica e che al contempo mi permettesse di trarre ispirazione da una narrazione a parabole in cui la temporalità è altra chiave indispensabile di lettura.

Il testo Far away di Caryl Churchill del 2000 è sicuramente di grande ispirazione per questo progetto. La temporalità, il personaggio femminile, le cose lontane che diventano vicine e la guerra che infine coinvolge tutti. Gli oggetti, gli individui, la natura, gli animali, la natura biologica stessa diventano nemici della protagonista che combatte contro il vento, le nuvole e il suo stesso sangue, combatte contro l’esistenza. Senza pretesa di raggiungere tali livelli drammaturgici la scrittura vuole comunque orientarsi verso una simile sintesi parabolica a quadri temporali.

Durante le ricerche sono incappata inoltre in un testo molto interessante, ovvero Gaslight di Patrick Hamilton, diventato poi due volte film (uno dei quali valse l’Oscar a Ingrid Bergman). In questo testo degli anni '30, un thriller a tutti gli effetti, il signor Manningham convince la giovane moglie ad abitare nella vecchia casa dove è cresciuta e dove fu assassinata (da lui) sua zia e con una perversa strategia psicologica la spinge sull’orlo della pazzia. Nella casa, infatti, accadono strani avvenimenti. Oggetti che scompaiono misteriosamente e che, puntualmente, ricompaiono in luoghi differenti e sebbene la donna non ricordi nulla, tutto da a intendere che sia lei la causa di questi mutamenti. La manipolazione che il marito opera distrugge il senso del reale della moglie che quasi impazzisce. L’aspetto intrigante di questo testo in relazione all’indagine su “Terreno Fertile” riguarda quello che poi è riconosciuto in psicologia come effetto gaslighting (prende il nome proprio dal testo di Hamilton) e che descrive una forma di violenza psicologica nella quale vengono presentate false informazioni con l’intento di far dubitare la vittima della sua stessa memoria e percezione. Questo processo manipolatorio rientra nelle pratiche della manipolazione emotiva. Sappiamo che il web e le fake news fanno leva sulle emozioni, le storie del web mirano a suscitare emozioni e le notizie mirano a colpire “la pancia” del lettore. Potremmo quindi definirci tutti in qualche modo vittime di una manipolazione emotiva che lavora sulla nostra memoria e sulle nostre percezioni mutandole? Una manipolazione emotiva reiterata che sposta “gli oggetti” del nostro reale e modifica e cancella anche ciò che sappiamo di sapere?

Questo senso del crollo della società è tema di un saggio fondamentale per i nostri tempi: Modernità liquida di Zigmut Bauman, altro testo di riferimento all’interno di questa ricerca. Avevo sentito più e più volte la parola “fluido/a” abbinata - anche a casaccio - come aggettivo ad altri soggetti, ma solo quando cercavo testi per documentare il mio percorso drammaturgico ho sentito di dover affrontare questo saggio di cui per sintesi cito solo una frase: “ … in condizioni di “liquidità” tutto è possibile, ma nulla può essere fatto con certezza. L’incertezza è il risultato combinato del sentimento di ignoranza (impossibilità di sapere ciò che accadrà) e di impotenza (impossibilità di evitare che accada) e di una paura sfuggente e diffusa, definita in modo vago e difficile da localizzare: una paura che fluttua alla disperata ricerca di un punto fermo. Vivere nelle condizioni  liquido-moderne è come camminare su un campo minato: tutti sanno che uno scoppio può verificarsi ovunque e in qualsiasi momento, ma nessuno sa dove e quando.[…]”  

Il risultato è che noi non viviamo in una realtà che non sappiamo codificare, circospetti come soldati con la sindrome da stress post traumatico, ci svegliamo di notte con l’oppressione, sussultiamo per la nostra stessa ombra, non crediamo più in nulla, non abbiamo più fiducia di nessuno, tutti sono nemici. Di questo vuole parlare Terreno Fertile.
about:blank/Lisa Moras


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è una compagnia teatrale che nasce nel 2013 a cavallo fra Pordenone e Milano sull'onda dello spettacolo Rooms 2.0 (menzione Giovani Realtà del Teatro 2013, finalista Direction Under 30 2014) e raccoglie come nucleo base un gruppo eterogeneo di professionisti delle varie discipline del teatro: Lisa Moras (regista, autrice e attrice) Alberto Biasutti (fonico, sound designer e producer) Stefano Zullo (scenografo) a cui si aggiungono di volta in volta diversi altri professionisti dello spettacolo.

Nel 2015 la compagnia vince il Premio Nazionale Giovani Realtà del Teatro con Porn Up Comedy, spettacolo dissacrante e ironico sul tema del sesso e l’incomunicabilità e nel 2016 lo porta in produzione. Nello stesso anno avvia la collaborazione col Centro Benedetta D’Intino Onlus per produrre Senza Parlare, spettacolo che porta in scena il tema delle difficoltà comunicative.

La compagnia si sviluppa attorno all'idea di creare spettacoli fortemente legati al contemporaneo che mettano in dialogo la forma con la sostanza, elevando l'una al livello dell'altra in un sintonia costante fra la drammaturgia, l'attore, la scena, il design multimediale, la regia. L'intento è quello di coniugare i mezzi tecnologici, artigianali e umani raccontando di una coesistenza possibile in cui solo l'equilibrio fra le parti può generare poesia, allegoria del contemporaneo che vorremmo. 
 

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